Altre due leggi di Solinas bocciate da Roma. Ma in Aula c’era stato caos bipartisan

Alessandra Carta

Per la quindicesima volta il Consiglio dei ministri impugna una legge della Sardegna. E siccome stavolta il cartellino rosso è arrivato su due provvedimenti normativi, sale a sedici il conto totale delle norme che finiscono davanti alla Corte Costituzionale diventando un record negativo nella storia dell’autonomismo. Il Governo di Mario Draghi ha sollevato eccezioni sia sulla legge che consente la coltivazione della canapa sia sulla proroga dei mandati dei sindaci nei piccoli Comuni.

In questa occasione, però, Christian Solinas può dividere l’impugnazione anche con l’opposizione. Il provvedimento sulla cannabis sativa era stato approvato all’unanimità dall’intero Consiglio regionale, proprio perché l’uso della canapa per fini terapeutici è un nobile obiettivo. Solo che, secondo il Consiglio dei ministri, il Consiglio regionale ha legiferato violando l’articolo 117 della Costituzione sugli ambiti di competenza. Roma sostiene che la massima assemblea abbia ecceduto nell’esercizio delle proprie funzioni. Non solo: nel ricorso davanti alla Consulta viene contestata pure la violazione dell’articolo 81 della stessa Carta, in quando non c’è un articolo di legge che prevede la copertura finanziaria, invero obbligatoria.

Quando ai mandati dei sindaci nei piccoli Comuni, la norma è stata approvata, come quella della cannabis sativa, il 30 marzo scorso. Nei centri fino ai tremila abitanti, in deroga alle norme nazionali, il Consiglio regionale aveva previsto la possibilità di quattro consiliature di fila per una stessa fascia tricolore. Per un totale di vent’anni. Nei Municipi con una popolazione entro i 5mila residenti, l’Aula sancì la possibilità di candidarsi, senza fare pause, tre volte anziché due. Tutto illegittimo per il Governo che ha deciso di passare la palla alla Corte Costituzionale perché verifichi se tale modifica sia permessa a una regione, sebbene a Statuto speciale come la Sardegna.

Anche nel palazzo di via Roma ci furono divisioni. Addirittura Francesco Mura, capogruppo dei Fratelli d’Italia e sindaco di Nughedu Santa Vittoria, espresse un voto contrario. Astenuti i Progressisti di Francesco Agus e Massimo Zedda e gli M5s. C’è anche il nome del presidente Michele Pais, ma lui per prassi non esprime alcuna preferenza. Favorevoli, quindi, tutti gli altri partiti del centrodestra e il Pd.

Nella stessa legge sul mandato dei sindaci, venne inserito un emendamento che modificava le regole sul reclutamento dei segretari comunali consentendo l’iscrizione all’Albo anche ai vicesegretari, senza bisogno di superare il concorso previsto. Anche in questo caso, l’Aula non marciò unita. Sulla stessa linea sia i Progressisti che i Fratelli d’Italia e gli M5s. Il Pd, invece, ha votato insieme al resto della maggioranza.

[Palazzo Chigi nella foto di copertina]

Alessandra Carta

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