Relicta, dall’Isola la lotta all’inquinamento da plastica

“È iniziato un conto alla rovescia mortale: l’inquinamento causato dalla plastica negli oceani triplicherà entro il 2040 e il suo peso totale supererà quello di tutti gli altri pesci”. È di qualche giorno fa il report dell’ong Environmental investigation agency (Eia) che sprona le Nazioni unite a intervenire urgentemente per risolvere un problema globale e conosciuto fin da tempi non sospetti. In Sardegna è Relicta, startup vincitrice del Contamination Lab di Sassari nel 2017, a proporre una soluzione per l’inquinamento oceanico da plastica: una bioplastica totalmente biodegradabile e compostabile, trasparente e inodore. Il team, composto da Davide Sanna, Matteo Sanna, Andrea Farina, Mariangela Melino e Giovanni Conti, ha iniziato proprio da un assunto: più di otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengono riversati ogni anno negli oceani. Ed essendo la maggior parte costituita da scarti delle confezioni, la soluzione arriva proprio da un packaging realizzato con gli scarti dell’industria ittica, solubile in acqua. Abbiamo ripercorso con Andrea Farina nascita e sviluppi del progetto.

Quando è nata Relicta?
Ci siamo conosciuti al Contamination Lab organizzato dall’università di Sassari nel giugno del 2017. Devo dire che ci siamo proprio scelti. Davide è l’ideatore, ma siamo tutti co-fondatori di Relicta perché proprio all’interno della competizione universitaria l’idea di ricerca iniziale si è trasformata in progetto di impresa. Una curiosità è che proprio in quei giorni pensavamo che fosse un problema il fatto che il prodotto si sciogliesse in acqua. Invece si è rivelato un punto di forza. Tecnicamente, la nostra soluzione innovativa si scioglie subito in acqua calda, mentre in acqua fredda impiega venti giorni.


Dal Contamination Lab a tante altre avventure…
Sì! Abbiamo vinto il Contamination Lab, la Start Cup Sardegna e a Napoli siamo stati selezionati per presentare l’idea al premio nazionale dell’innovazione. Da lì abbiamo ottenuto vari finanziamenti, partecipato alla Social innovation school di Rumundu e nel 2019 il fondo Vertis ha creduto in noi, non solo investendo sul progetto ma anche permettendo a Mariangela di frequentare un Mba in Business innovation. Nel 2020 invece ci siamo costituiti in startup innovativa: un passo fondamentale.

A che punto è arrivato il progetto e come mai il nome Relicta?
Non siamo ricorsi volutamente all’inglese, troppo abusato. Relicta viene così dal latino “relictus”, che significa “abbandonato”. Ci è piaciuto fin da subito e rappresenta al meglio la nostra missione. Siamo coscienti dell’impatto che ha ognuno di noi anche solo nel mar Mediterraneo, invaso di microplastiche. Per questo lavoriamo a Relicta. Ora ci stiamo concentrando sulla ricerca di fondi e di partner. L’ideale sarebbe collaborare con un’azienda che abbia un impianto che possa produrre il materiale, visto che stiamo lavorando prevalentemente nei laboratori dell’Università. Siamo molto focalizzati sulla ricerca e abbiamo già registrato il brevetto, ma servono dei fondi importanti per andare sul mercato.

Cosa vi contraddistingue dagli altri concorrenti e quali sono i progetti per il futuro?
L’innovazione e il vantaggio competitivo consistono nel sistema di auto-smaltimento, perché oggi la maggior parte delle bioplastiche si smaltisce nell’umido. Invece il nostro prodotto si può sciogliere direttamente in acqua domestica e metterla in lavastoviglie, per esempio. Inoltre, le bioplastiche idrosolubili presenti attualmente sul mercato sono biodegradabili ma non sono biobased, quindi sono polimeri sintetici derivanti da fonti fossili. La bioplastica Relicta, al contrario, deriva da uno scarto dell’industria alimentare. Lavoriamo per la sostenibilità e il minor impatto ambientale anche da questo punto di vista. La nostra idea è quella di rimanere in Sardegna, mantenendo nell’Isola la parte di ricerca e sviluppo, ma vogliamo anche aprirci al mondo, per questo siamo alla ricerca di persone, aziende e organizzazioni che sposino la nostra idea per andare finalmente sul mercato e contribuire alla soluzione di un problema reale e pari a quello del cambiamento climatico.

Laura Fois

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