‘Ospedali covid’, le prove del business: 1,2 milioni per nove pazienti ricoverati

Molti soldi pubblici da incassare a fronte di pochi pazienti ricoverati. Sta succedendo negli ospedali Covid privati del nord Sardegna, lì dove la Regione ha siglato due accordi che – si era capito subito – avrebbero fatto scoppiare di gioia qualunque imprenditore della sanità. Infatti: le strutture ‘miracolate’ dalla Giunta di Christian Solinas, precisamente il Mater Olbia e il Policlinico sassarese, hanno il diritto di mettere in tasca l’80 per cento della somma dovuta con la piena occupazione dei posti letto concordati, se anche curano un solo paziente. O pochissimi. Esattamente come nei numeri di questi giorni.

Sardinia Post lo scorso 10 aprile aveva fatto i conti del possibile business con un’inchiesta nella quale sono stati elencati i posti messi a disposizione da ciascuna delle due strutture e il prezzo che la Regione ha deciso di pagare (leggi qui). Il resto è successo ieri, quando in commissione Sanità del Consiglio regionale hanno parlato l’assessore Mario Nieddu, il nuovo capo dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, Giovanni Maria Soro, e i due medici che guidano l’Unità di crisi nel Nord dell’Isola, Marcello Acciaro e Carlo Doria. Tutti sentiti in audizione.

Sugli ‘ospedali Covid’ la domanda l’ha fatta il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, il quale ha chiesto a Nieddu i dati sui ricoveri al Mater Olbia e al Policlinico sassarese. Ha risposto Soro, il quale ha parlato di “nove persona in cura” nelle due strutture sanitarie. Lo stesso Agus ha dedicato al tema un post su Facebook. Il manager dell’Aou non ha tuttavia precisato quanti malati di coronavirus stiano nell’ospedale privato della Gallura e quanti nella struttura di Sassari. Ma poco importa la ripartizione. Quello che conta è che ci sia almeno un paziente, ciò che dà diritto ai rispettivi imprenditori a incassare almeno l’80 per cento della somma concordata con la Regione e decisa dalla Giunta Solinas.

Infatti: per contratto l’ospedale del Qatar ha garantito nella fase più blanda dell’emergenza una disponibilità di quattro posti in terapia intensiva e sedici in sub intensiva. I primi vengono pagati dalla Regione 900 euro al giorno a paziente più una maggiorazione del 22 per cento. Ovvero 1.098 euro per ogni malato. Per la cura in sub intensiva, invece, il costo giornaliero riconosciuto è di 538 euro più una maggiorazione del 30 per cento: si arriva così a una ‘diaria’ di 699,4 euro. Questo significa che il Mater Olbia, con un’occupazione dei posti letto al 100 per cento, può mettere in tasca 131.760 euro al mese sulla terapia intensiva e 335.712 euro sulla sub intensiva (considerando trenta giorni e non 31). Il totale fa 467.472 euro. Ma siccome i pazienti sono pochissimi (va detto per fortuna ma non c’entra nulla con l’accordo fatto), l’80 per cento della somma è pari appunto a 373.977,6 euro.

Vediamo adesso il Policlinico sassarese: per accordi con la Giunta, la struttura diventata ‘ospedale Covid’ ha assicurato la disponibilità di 70 posti letto. Di cui 35 per degenza ordinaria; 25 di sub intensiva; 10 di terapia intensiva. Facendo i calcolo in base allo stesso tariffario applicato al Mater, a pieno regime il Policlinico incasserebbe 262.500 euro al mese sulla degenza ‘normale’ (sono 250 euro al giorno a paziente); 524.550 euro sulla sub intensiva; 329.400 sulla intensiva. Le tre voci, sommate, fanno 1.116.450 euro. Sempre al mese. L’80 per cento,, garantito anche nel caso di un solo paziente in cura, fa 893.160 euro.

Ecco, sommando all’importo del Policlinico sassarese i 373.977,6 euro del Mater Olbia, fa appunto 1.267.137,6 euro. Questi sono i soldi che ad aprile le due strutture incasseranno. Al momento per nove pazienti. E, come detto, si può solo sperare che diminuiscano. Ma altra cosa è la tenuta dei conti pubblici e le storture economiche che possono derivare da certe scelte: la Regione aveva la possibilità di potenziare l’assistenza negli ospedali pubblici, invece ha deciso di puntare su quelli privati. Con un esborso a ben vedere importante.

Un particolare, questo, da cui ha preso le distanze, nella stessa audizione di ieri, anche Giorgio Steri, il commissario dell’Ats. Il top manager ha detto di “non essere stato mai sentito” sulla gestione dell’emergenza, almeno dal punto di vista organizzativo. Steri ha precisato di “non aver rilasciato alcun parere” in merito. A ben vedere una posizione netta, che non lascia margini di interpretazioni diverse. Steri, si deduce, avrebbe adottato tutt’altra politica. Agus l’ha scritto nel suo post: “Come volevasi dimostrare, quei nove pazienti sarebbero potuti tranquillamente essere ospitati nelle strutture pubbliche, senza alcun rischio per la loro salute e senza alcun aggravio di spesa”. La sanità della nostra Isola, infatti, non ha paga Pantalone. I soldi li mettono i sardi.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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