Benedetto sia il coronavirus. Chissà quanti manager delle cliniche private sarde lo stanno ripetendo dal 26 marzo scorso, quando la Giunta di Christian Solinas ha fissato il tariffario delle strutture non pubbliche trasformate in ‘ospedali Covid’, con posti letto dedicati alla sola cura del coronavirus. Sardinia Post ha dato le cifre secche in un pezzo del primo aprile. Ma oggi da quella stessa delibera, e incrociando altri dati, si possono fare un po’ i conti della serva per capire che la pandemia si è trasformata non solo in tragedia (per molti), ma anche in business (per pochi).
La delibera che è la madre di tutti i guadagni ha un numero, il 16/3, e un titolo, ‘Indicazioni operative per i rapporti con le strutture di completamento privato individuate quali strutture per l’emergenza Covid-19″. Ha funzionato così: nelle passate settimane la Regione si è rivolta a tre strutture private – Mater Olbia, Policlinico sassarese e Città di Quartu – per avere la certezza di poter raddoppiare, alla bisogna, i posti letto della terapia intensiva, la priorità nella gestione della pandemia. L’ultima spiaggia per evitare il peggio. È nato così il piano di emergenza con il quale la Sardegna è stata divisa in due macro-aree. E quattro frasi (crescenti) di allerta.
A leggere il contenuto del deliberato, viene fuori che la Regione non ha potuto far altro che foraggiare con molte risorse lo sforzo chiesto alle cliniche private. Le quali hanno capito, gioco forza, di essere indispensabili e quindi hanno alzato la posta per quanto possibile, vedendosi riconoscere tutta una serie di ‘benefit’ a molti zeri. Intanto: la Giunta, su proposta dell’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, ha stabilito che la asl unica Ats, la cassaforte dell’assistenza ospedaliera isolana, “procederà al pagamento delle prestazioni erogate in misura pari ad un dodicesimo del budget assegnato” (qui il testo completo). Il guadagno – e il vantaggio – per le strutture private sta nel fatto che il budget non è calcolato sulle prestazioni effettivamente rese, ma su quelle potenziali.
E già qui si possono fare già un po’ conti. Prendiamo il caso del Mater Olbia, riconosciuto ‘ospedale Covid’ con la delibera 16/2, sempre del 26 marzo (qui il documento). La struttura del Qatar ha garantito nella prima fase una disponibilità di quattro posti in terapia intensiva e sedici in sub intensiva. I primi pagati 900 euro al giorno a paziente più una maggiorazione del 22 per cento. Ovvero 1.098 euro per ogni malato. Per la cura in sub intensiva, invece, il costo giornaliero riconosciuto dalla Regione è di 538 euro più una maggiorazione del 30 per cento e si arriva così a una ‘diaria’ di 699,4 euro. Questo significa che il Mater Olbia può arrivare a mettere in tasca, lavorando con i posti letto occupati al 100 per cento, 131.760 euro al mese sulla terapia intensiva e 335.712 euro sulla sub intensiva (considerando trenta giorni e non 31). Il totale fa 467.472 euro. Non male. Ma se l’ospedale del Qatar curasse in un mese anche una sola persona, incasserebbe comunque l’80 per cento del budget complessivo. Ovvero 373.977,6 euro. Così è stabilito nella delibera della Regione.
Se mai il livello dell’allerta si dovesse ulteriormente innalzare, il Mater Olbia ha l’obbligo di attivare, perché questo è l’accordo con la Giunta contenuto sempre nella delibera 16/3, ulteriori sei posti in terapia intensiva e 16 di degenza ordinaria, pagata 250 euro al giorno a paziente (stavolta senza supplemento). Il budget totale dell’ospedale privato in Gallura aumenterebbe ancora, di altri 197.640 sulla terapia intensiva, e 120mila sulla degenza ordinaria. Complessiva si arriva così a 785.112 euro. E il Mater potrebbe mettere in tasca l’80 per cento, quindi 628.089,6 euro, se curasse anche un numero minimo di pazienti.
Le condizioni dell’accordo non cambiano nella sostanza per il Policlinico sassarese che da subito ha ottenuto il riconoscimento di 70 posti letto (qui la delibera). Un ‘regalino’ ammesso dallo stesso assessore Nieddu, quando nei giorni scorsi ha detto in un’intervista che era meglio pagare gli ‘ospedali covid’ piuttosto che la cassaintegrazione. E tutti sappiamo in quali acque difficili navighi la struttura di Sassari.
I 70 posti letto dell’ospedale privato del Nord sardo sono così divisi: 35 per degenza ordinaria; 25 di sub intensiva; 10 di terapia intensiva. Facendo i calcolo in base allo stesso tariffario applicato al Mater, quello riconosciuto dalla Regione, il Policlinico, a pieno regime, incasserebbe 262.500 euro al mese sulla degenza ‘normale’; 524.550 euro sulla sub intensiva; 329.400 sulla intensiva. Le tre voci, sommate, fanno 1.116.450 euro. Sempre al mese. Ma il discorso del massimo vantaggio non cambia: il Policlinico avrà diritto all’80 per cento del budget massimo anche nel caso in cui curasse un solo paziente Covid. Stiamo parlando di 893.160 euro.
Al momento resta alla finestra la clinica Città di Quartu, del gruppo Kinetika. La struttura di viale Marconi entrerebbe in gioco nella fase più avanzata dell’emergenza (qui la delibera). Alla Regione ha garantito la disponibilità di 40 postio di degenza ordinaria e 10 di terapia intensiva. L’incasso potenziale sarebbe di 300miola euro sull’assistenza ordinaria e 329.400 sulla terapia intensiva. Totale: 629.400. Mica pizza e fichi. Ma se si dovesse rendere necessaria anche l’attivazione dei posti letto alla Città di Quartu, vorrebbe dire che una Città metropolitana in piena pandemia. Non avremmo più nemmeno ill tempo per far di conto.
Alessandra Carta
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