Prezzo del latte, emergenza infinita. “Nessuna soluzione dalla politica”

La vertenza latte dai pastori sardi, mai completamente sopita, potrebbe presto riprendere vigore e sfociare in nuove azioni di protesta, come quelle che hanno caratterizzato il febbraio di quest’anno. L’ultimo tavolo ministeriale risale a maggio scorso e oggi, con la campagna lattiero casearia appena iniziata sale nuovamente la tensione nelle campagne.

Sui social si leggono già alcuni segnali di malessere e il “silenzio” della politica non aiuta. Tanto più che ci sarebbe già qualche fuga in avanti per iniziare a chiudere un prezzo di massima per la nuova annata, senza avere chiaro quale sarà il saldo 2019. O meglio: alcuni starebbero pagando solo 14 cent al litro, arrivando così a un prezzo finale del prodotto di 74 centesimi, ben lontano dall’euro al litro auspicato durante le proteste per il latte pagato 60 centesimi. “Eppure il pecorino romano ha raggiunto i 6,95 euro al kg”, dice all’Ansa Gianuario Falchi, che insieme a Nenneddu Sanna è uno degli allevatori che ha rappresentato i pastori al tavolo ministeriale.

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“Vogliamo il prezzo giusto e per questo dobbiamo sederci attorno ad un tavolo. L’impressione, però, è che la vertenza sia stata messa da parte dalla politica e il cambio di governo e le varie campagne elettorali non hanno aiutato. Chi pensa che l’emergenza sia finita si sbaglia di grosso e non ha capito dove stanno le criticità – aggiunge – buttare il latte è stato molto doloroso e oggi la gente è disperata perché, rispetto alle soluzione prospettate, è rimasto solo il nostro dolore. Non abbiamo risposte, eppure abbiamo fatto l’impossibile per portare a casa il risultato”, denuncia. Quello che viene sollecitato ora è un nuovo incontro al tavolo ministeriale per definire le regole per i prossimi anni. “Invece nulla si sta muovendo, i 49 milioni per il settore sono fermi in un cassetto, la politica se ne lava le mani e l’Oilos (Organismo interprofessionale latte ovino sardo) è in alto mare – osserva amareggiato – I pastori hanno già raschiato il badile: non si può continuare a produrre con questi prezzi”.

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[In alto una foto delle proteste dei pastori a febbraio]

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