Centrali eoliche nel mare sardo, via alle opposizioni. Nel Sud sei progetti per 174 pale

Non si ferma e va avanti a suon di opposizioni il cammino verso la creazione di parchi eolici offshore, a largo delle coste sarde. In questi giorni sono aperti i termini per la presentazione di atti di opposizione al rilascio delle concessioni demaniali marittime e l’associazione Gruppo di intervento giuridico (Grig) ha cominciato già da tempo l’invio della documentazione.

L’ultimo in ordine di tempo riguarda il rilascio di altre due concessioni per la realizzazione di altrettante centrali eoliche offshore flottanti nel mare del Sulcis da parte della Sea Wind Italia (sede legale nella zona industriale di Portoscuso). Coinvolti anche il ministero della Transizione Ecologica, la Regione autonoma della Sardegna, i Comuni rivieraschi (Carloforte, Portoscuso, Sant’Antioco).

“Complessivamente – fa sapere l’associazione – sono state richieste concessioni demaniali marittime per circa 400 metri quadrati di area demaniale per cavidotti interrati, circa 1.346.222 di metri quadri di specchio acqueo nel mare territoriale per cavidotti sottomarini e aerogeneratori con fondazione floating più circa 1.367.839 metri quadri di specchio acqueo oltre il confine del mare territoriale per aerogeneratori con fondazione floating“. Complessivamente 48 aerogeneratori in progetto.

In precedenza il Grig aveva inviato, sempre alla Direzione compartimentale marittima di Cagliari un analogo atto di opposizione al rilascio di ben tre concessioni demaniali marittime per la realizzazione di altrettante centrali eoliche offshore flottanti nel golfo di Cagliari. Erano stati coinvolti anche il ministero della Transizione Ecologica, la Regione autonoma della Sardegna, i Comuni rivieraschi (Cagliari, Quartu S. Elena, Maracalagonis, Sinnai, Villasimius, Capoterra, Sarroch, Pula, Domus de Maria, Teulada).

Complessivamente sono state richieste concessioni demaniali marittime per circa 108 metri quadrati di area demaniale per cavidotti interrati, più circa 1.135.000 metri quadrati di specchio acqueo nel mare territoriale per cavidotti sottomarini e aerogeneratori con fondazione floating, oltre circa 1.888.264.000 metri quadri di specchio acqueo oltre il confine del mare territoriale per aerogeneratori con fondazione floating.

I progetti predisposti e depositati agli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari sono ben sei, con 174 aerogeneratori in progetto. Si tratta di quello di Repower Renewable dell’elvetico Gruppo Repower, un progetto di centrale eolica offshore al largo di Capo Teulada, con 33 aerogeneratori; poi quello di Nora Ventu, società milanese frutto dell’accordo tra Falck Renewables e BlueFloat Energy, due progetti di centrali eoliche galleggianti offshore con 93 aerogeneratori per una capacità complessiva di 1,4 GW a 18 miglia marine a sud est di Cagliari (Nora 2, 40 aerogeneratori) e a 6 miglia marine a sud di Capo Teulada (Nora 1, 53 aerogeneratori).

E ancora il progetto di Ichnusa Wind Power, con sede a Milano, 42 aerogeneratori galleggianti alti 265 metri a circa 35 chilometri dalla costa sulcitana, per una potenza complessiva di 504 MW. L’istanza di concessione demaniale marittima è stata sospesa (aprile 2021) dopo un atto di opposizione presentato dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) e da alcuni Comuni rivieraschi (Carloforte, Portoscuso, Buggerru), mentre è stata svolta la fase di definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (scoping) finalizzata alla successiva procedura di valutazione di impatto ambientale.

E infine Seawind Italia, con sede a Portoscuso, 48 aerogeneratori in progetto, istanze di concessioni demaniali marittime per due centrali eoliche offshore, la Del Toro 2 a 21 miglia marine a sud ovest dell’Isola di S. Pietro e la Del Toro 1 a 6 miglia marine al largo dell’Isola di S. Antioco.

Tuttora nessun procedimento di concessione di valutazione di impatto ambientale è stato neppure avviato, fanno sapere i responsabili di Grig. “Oltre il sensibile impatto ambientale e agli impatti sulle attività turistiche e sulla navigazione commerciale, assolutamente tuttora non valutati, sarebbe oltremodo assurdo vincolare una così ampia estensione di aree demaniali, di mare territoriale e d’interesse nazionale per così lunghi termini temporali (30 e 40 anni) in assenza di qualsiasi autorizzazione per la realizzazione e la gestione della progettata centrale eolica off shore, in violazione dell’obbligo di congrua motivazione vigente per qualsiasi atto amministrativo”, scrivono.

“Questo assalto al mare sotto il profilo energetico è, purtroppo, conseguenza della scarsa e ben poco adeguata pianificazione delle reali esigenze energetiche, della deficitaria promozione del risparmio di energia, della inadeguata diversificazioni delle fonti di produzione, della mancanza di sistemi di accumulo energetico e, soprattutto, di una efficace individuazione delle aree di rilievo naturalistico, ambientale, paesaggistico sottratte a qualsiasi tipologia di produzione di energia. È un vero e proprio far west nel Mediterraneo, dove ogni società energetica sembra poter fare quello che vuole. Con un bel po’ di soldi pubblici, tanto per cambiare”, concludono.

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