The Photo Solstice, torna il progetto della Fondazione di Sardegna. Aperta call per workshop con Lina Pallotta

Torna The Photo Solstice, il progetto della Fondazione di Sardegna nell’ambito del programma Ar/S – Arte condivisa in Sardegna dedicato alla fotografia, a cura di Marco Delogu. Inaugurato nel 2018 nel Parco Nazionale dell’Asinara, il progetto è giunto alla sua VI edizione e, dopo un biennio in Barbagia, sarà nuovamente ospitato a Cagliari nelle giornate del solstizio d’estate. The Photo Solstice è un programma multidisciplinare di mostre, lecture, talk, workshop e momenti di dialogo e confronto con alcune delle figure più importanti del panorama della fotografia internazionale. Un fitto calendario di eventi pubblici e gratuiti sarà svelato nel corso delle prossime settimane, e avrà come quartier generale la sede della Fondazione di Sardegna a Cagliari. 

Cuore pulsante del progetto sarà il workshop di produzione fotografica rivolto a dieci fotografe e fotografi che, tramite open call internazionale, avranno modo di condividere delle giornate di studio, ricerca, produzione e confronto quest’anno con la partecipazione di Lina Pallotta. Nata nel 1955 a San Salvatore Telesino, Lina Pallotta è una fotografa che vive a Roma. Nel corso della sua esperienza fotografica, il suo sguardo si rivolge a soggetti marginali, quelli irrilevanti e trasparenti per la società e i media. La sua indagine si concentra su esperienze trans, donne lavoratrici, poete e poeti, artiste e artisti underground, persone sfruttate e marginalizzate. 

L’open call è rivolta ad artiste e artisti visivi senza limiti di età ed esperienza, con una consolidata consapevolezza del mezzo fotografico e un linguaggio evoluto al servizio di un proprio percorso di ricerca. La selezione delle candidature avverrà  attraverso l’invio entro e non oltre il 31 maggio 2024 di curriculum artistico, lettera motivazionale e portfolio, per mezzo del form dedicato raggiungibile a questo link: https://forms.gle/WJkyjS6zKUmW9EzC7 . Le candidature ricevute saranno quindi selezionate per la costituzione di un gruppo di lavoro eterogeneo che saprà mettere le proprie individualità al servizio di un progetto collettivo.

Il workshop. Il paesaggio visivo – bulimico e continuamente in flusso – pone interrogativi multipli a chi cerca una narrativa che affronti i nodi esistenziali, le problematicità odierne e rifletta sulla condizione umana. Conoscere un luogo significa percepirne il respiro e il fluido ritmo variegato che lo anima: è possibile infondere le immagini che produciamo sia della nostra partecipazione emotiva che del rispetto ineludibile per le individualità che compongono la nostra storia? Ci avvicineremo allo spazio catturando lo scorrere della vita attraverso l’incontro con chi lo vive; il focus del workshop sarà di riconoscere e fotografare le tracce visive della vita umana presente e passata, produrre ritratti intimi che catturino identità e interiorità, esplorare gli spazi interni abitati da silenziose presenze,  carichi di segni e quindi di storie. È  la “danza” un po’ schizofrenica e terrificante tra distanza e complicità, intimità ed estraniamento che occulta la paura di non appartenere, ma che invita comunque a cavalcare l’onda. (Foto di Enrico Marras)

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