“Un’artista è un egocentrico che parla dei fatti suoi. È un essere infido e non aumenta il Pil di una nazione, però dà emozioni”. Parole di Roberto Vecchioni, ieri ad Alghero nella serata che ha chiuso l’Alguer Summer festival 2024, la rassegna nata dalla collaborazione fra Shining Production, Le Ragazze Terribili, Roble Factory e Fondazione Comune di Alghero.
Vecchioni, nelle oltre due ore di concerto, di emozioni ne ha regalate tante, con i brani più conosciuti del suo repertorio, quelle dell’ultimo lavoro discografico “L’infinito” e quelli meno noti, non certo a chi ieri lo ha seguito con la solita intensa partecipazione alla tappa del suo tour “Dal silenzio al tuono.” Cita diversi poeti tra una canzone e l’altra: Hikmet, Leopardi, Rimbaud, e rende ancora più forte la sensazione di farsi coinvolgere dalla poesia delle parole dei suoi testi. È l’atmosfera che si crea ascoltando un amico di vecchia data, saggio, sincero, schietto e diretto e che sa trasportarti nella sua vita, nei suoi amori, nella sua giovinezza, che poi è anche la vita di chi lo segue da sempre.
“Quando l’amore giusto arriva – dice introducendo “Ogni canzone d’amore” – non finisce mai perché c’era da sempre. Quella era la nostra compagna o il nostro compagno, e l’abbiamo trovato, tardi o presto. La mia compagna è tutte le donne del mondo, sono tutte dentro di lei.” E che gli amori veri non finiscano lo ribadisce con la canzone successiva “La mia ragazza”. “L’ho scritta 43 anni fa la sera in cui l’ho incontrata la prima volta. Abbiamo litigato per l’80% della nostra vita, è stata dura ma è stato così bello.” E la poesia è anche il tocco di un pennello di chi ha rivoluzionato la pittura perché dipingeva quel che sentiva e non quel che vedeva, Vincent Van Gogh, cantato con una lettera scritta dal suo amico più grande Paul Gaugin: “l’artista ha due scelte, andare via o rimanere via, Van Gogh ha scelto di andar via Gaugin di estraniarsi dalla vita e andare in Polinesia a dipingere”.
Poesia è il coraggio di Alex Zanardi in “Ti insegnerò a volare”. Sono le donne, quelle che vengono dimenticate, come le ucraine che sono dovute scappare, o le russe dissidenti, le donne palestinesi, e sono tutte dentro la Lettera di Cappuccio Rosso la donna che scrive al suo compagno mentre combatte per la libertà della sua terra. C’è spazio per il “Signor Giudice” che per cinque giorni lo mandò ingiustamente in carcere. Il pubblico chiede una canzone e lui chiede la pazienza di ascoltare tre brani tra i meno famosi ma che ama particolarmente: “A.R.”, dedicata ad un altro poeta, Arthur Rimbaud. “La bellezza” ispirata a “La Morte a Venezia di Thomas Mann e al film di Luchino Visconti. La bellissima “A te”. E poi arriva il crescendo finale che parte da “Sogna ragazzo sogna”, continua con “Chiamami ancora amore”, “Luci a San Siro” e “Samarcanda” con la gente di Alghero che va sotto il palco a cantare insieme a lui e a tributargli un grandissimo applauso finale.
Massimo Angelo Sechi