La Corte d’assise d’appello di Sassari deciderà il 28 febbraio prossimo se confermare o meno le condanne a 21 anni di carcere per omicidio volontario inflitte in primo grado a Jalal Hassissou e Soufyane El Khedar, i due marocchini accusati dell’uccisione di Zeneb Badir, la connazionale di 34 anni morta il 23 luglio 2018 dopo essere stata massacrata di botte in uno stazzo tra Arzachena e Baia Sardinia, in Gallura. Questa mattina l’avvocato di parte civile, Damaso Ragnedda, che rappresenta le tre figlie minorenni della vittima, si è unito alla richiesta di conferma delle condanne sollecitata due settimane fa dalla procuratrice generale Maria Gabriella Pintus.
Conclusioni opposte per i legali della difesa. Agostinangelo Marras ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito, Soufyane El Khedar, sostenendo che non ha partecipato al pestaggio e che ha invece cercato di fermare il connazionale. L’avvocata Cristina Cherchi, che tutela il secondo imputato, ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di omicidio volontario, reato da derubricare, a suo dire, in omicidio preterintenzionale.
Jalal Hassissou ha rilasciato dichiarazioni spontanee, affermando di non aver mai conosciuto nè visto in carcere Zouhair Korachi, il teste che con la sua deposizione in videoconferenza ha raccontato alla Corte di aver raccolto le confidenze dello stesso Hassissou mentre entrambi si trovavano detenuti a Bancali. Confidenze con cui l’imputato si sarebbe accollato tutte le responsabilità dell’omicidio scagionando Soufyane El Khedar. Una deposizione contestata in toto dalla difesa di Hassissou. Il 28 febbraio la sentenza.