Donna massacrata e uccisa in uno stazzo, sentenza d’appello a gennaio

Arriverà a metà gennaio la sentenza della Corte d’assise d’appello di Sassari per l’uccisione di Zeneb Badir, la donna 34enne di origine marocchina morta il 23 luglio 2018, dopo essere stata massacrata di botte in una casa di uno stazzo tra Arzachena e Baja Sardinia. Un delitto per il quale la Corte d’assise di Sassari ha condannato a 21 anni di carcere per omicidio volontario il 41enne Jalal Hassissou e il 37enne Soufyane El Khedar, entrambi connazionali della vittima.

Nell’udienza di oggi è stato sentito il testimone Zouhair Korachi, sedicente confidente di Jalal Hassissou, chiamato a deporre dall’avvocato difensore di El Khedar, Agostinangelo Marras. Il teste, collegato in videoconferenza dal Brasile, ha raccontato alla Corte presieduta dal giudice Salvatore Marinaro di aver raccolto le confidenze di Hassissou mentre entrambi si trovano detenuti nel carcere di Bancali. L’imputato avrebbe rivelato al teste di essere stato lui a uccidere la donna e che il compagno El Khedar avrebbe tentato di fermarlo. Dichiarazioni contestate dal difensore di Hassissou, Cristina Cherchi, che ha incalzato Korachi per evidenziare le sue contraddizioni e ha chiesto l’acquisizione del certificato del casellario giudiziale relativo al testimone. Secondo l’avvocata Cherchi, i precedenti giudiziari di Korachi proverebbero la sua inaffidabilità: negli anni Ottanta era stato giudicato per lesioni contro la moglie, ustionata con olio bollente, poi era stato condannato per l’omicidio della seconda moglie. Infine nel 2018 si era autoaccusato dell’uccisione della pensionata cagliaritana Vincenza Bassu, ammazzata nel 1993 e per il cui omicidio è già stata condannata la figlia della pensionata. L’udienza è stata rinviata al 17 gennaio per la discussione delle parti e la sentenza.

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