Fioccano le denunce contro i furbetti del reddito di cittadinanza: da luglio sono già 47 le persone scoperte e denunciate in Sardegna. Le ultime trenta oggi a Cagliari, dopo l’ennesimo controllo da parte delle Fiamme gialle. L’accusa, per tutti, è truffa. La modalità più comune di chi si finge disoccupato, è fare un lavoro in nero, arrivando così ad avere uan doppia entrata. Ma le sanzioni sono pesantissime: oltre all’obbligo di restituire la somma percepita senza averne diritto, per i successivi dieci anni non si può chiedere alcun contributo pubblico a sostegno della disoccupazione.
I trenta furbetti denunciati oggi si aggiungono agli otto scoperti lo scorso luglio dall’Ispettorato di Cagliari-Oristano e ai nove scovati nel Sassarese e in Gallura a dicembre. I casi di Cagliari non riguardano solo persone che lavoravano in nero: la Guardia di finanza ha intercettato anche finti nuclei familiari e residenze all’esterno, tutti ecamotage pensati per rientrare nei criteri previsti dalla normativa nazionale per ottenere il reddito di cittadinanza.
Variano anche i tipi di lavori delle persone risultare irregolari ma che non sono sfuggite ai controlli: si va dai pizzaioli ai lavapiatti, passando per gli operai edili e il personale delle discoteche. Insomma, i mestieri più diversi, ma anche quelli dove è più facile riuscire a lavorare senza contratto. Per questo le verifiche sono state intensifiche e i dati vengono costantemente incrociati da Inps, Ispettorati e Fiamme gialle. Del resto, la truffa ai danni dello Stato è sempre stata paventata come possibile conseguenza della misura di sostegno alla disoccupazione. In Sardegna, al momento, sono in tutto 86mila i beneficiari.