Reddito di cittadinanza, Isola ottava: 86mila beneficiari, ma il lavoro non c’è

La Sardegna è povera, lo ha detto in questi giorni la Caritas regionale nel suo rapporto annuale, e lo ha certificato di recente anche l’Inps. Per l’associazione cattolica gli indigenti poveri nell’Isola sono quasi raddoppiati negli ultimi dieci anni e le misure di contrasto non sono state sufficienti a ridimensionare il fenomeno. Nemmeno quella su cui la promessa era forte. ‘Aboliremo la povertà in Italia’ aveva annunciato il trionfante Luigi Di Maio lanciando il reddito di cittadinanza. Ma qual è realmente la situazione a oggi sulla reale incidenza del sussidio statale nella vita quotidiana dei sardi che ne beneficiano?

Si parte dai numeri. I nuclei familiari in cui arriva il contributo statale nell’Isola sono 38.721, la Sardegna è all’ottavo posto nazionale. Il numero dei cittadini coinvolti – perché la card si utilizza per il sostentamento di tutta la famiglia – è più del doppio: 85.912, per un importo medio mensile di 492,45 euro. E dopo mesi di ‘assegni in bianco’ da parte dello Stato ora comincia ad avere gambe la seconda fase, quella della vera e propria ricerca del lavoro attraverso i Centri per l’impiego (Cpi). Ma i dati sugli effettivi posti di lavoro trovati per i beneficiari del contributo statale non ci sono, è ancora presto, dicono dall’Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro). Intanto in Sardegna i Cpi smaltiscono le file, ma dei quasi 39mila titolari della card, finora soltanto 8.200 circa hanno già sottoscritto il patto di servizio per il lavoro e cominciato il percorso che dovrebbe portare all’agognato posto.

Per scattare un’istantanea della situazione del reddito di cittadinanza oggi in Italia e in Sardegna servono i dati dell’Inps, gli ultimi disponibili sono di tre settimane fa (fine novembre 2019). Dei quasi 86mila sardi che beneficiano del sussidio statale, 31.600 circa risiedono nel territorio della vecchia Provincia di Cagliari, al secondo posto Sassari con 19.700 cittadini. Molto staccate Carbonia-Iglesias (7.451), Oristano (7.363) e Nuoro (7.314), segue Olbia e la Gallura (4.776) e il Medio Campidano (5.188) e infine l’Ogliastra con 2.389.  In tutta Italia sono poco più di due milioni e 311mila i cittadini che beneficiano del reddito, titolari o familiari. Al top la Campania con 178mila nuclei familiari e oltre mezzo milione di percettori per un importo medio che sale oltre la media italiana (522,15 euro) con un contributo medio per famiglia di 586,50 euro, il più alto. La Campania ha il record anche perché la sola Provincia di Napoli conta trentamila domande accolte in più di tutta la Regione Lombardia. (continua a leggere dopo l’infografica)

Infografica: Rinaldo Crespi

Dopo la Campania e prima della Sardegna, ci sono Sicilia (433mila persone), Puglia (222mila), Lazio (182mila), Lombardia, Calabria e Piemonte. Chi ha meno bisogno del contributo sono la Valle d’Aosta (1.920 persone), il Trentino, il Molise e la Basilicata. Dei due milioni e trecentomila italiani che percepiscono il reddito di cittadinanza, solo trecentomila arrivano da altri Paesi. Quasi 88mila dall’Europa, 173mila sono cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno e 36mila coloro che hanno familiari di origini straniere. Al lordo dei respinti e delle persone decadute, le domande di reddito di cittadinanza accolte fanno scendere l’Isola al decimo posto tra le regioni in Italia. Nel dettaglio, le domande avanzate in totale sono state 66.515 (al mese di novembre 2019). Di queste 16.600 sono state respinte, mentre ne sono state accolte 45.440 (il 4,3 per cento di tutta l’Italia), di queste circa duemila sono decadute, poi ci sono quelle cancellate.

Ma a che punto è la seconda fase del progetto che sta a metà tra un sussidio sociale per gli indigenti e una misura di politica attiva del lavoro? A gestire i processi, con l’Inps a livello nazionale, è l’Aspal. I suoi centri per l’impiego stanno lavorando da mesi, la formazione dei navigator è conclusa in Sardegna, la prima regione ad averli attivati. Al Cpi il beneficiario del reddito di cittadinanza può essere indirizzato su due strade: proseguire il percorso con la stipula del patto di servizio per il lavoro e attendere di conoscere le opportunità che arriveranno (sempre con la regola dei tre colloqui e delle distanze chilometriche) o hanno caratteristiche tali per cui invece è necessario l’intervento di misure di assistenza sociale. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Aspal, dei quasi 39mila titolari effettivi del reddito, per cui si sta aprendo la fase della ricerca del lavoro,  quelli già convocati nei Cpi sono 23.253. Di questi hanno sostenuto il colloquio in 14.500 circa, mentre hanno già stipulato il patto di servizio e attendono di trovare le aziende con cui fare i colloqui di lavoro, sono 8.188.

Serve ancora tempo per misurare i risultati che il reddito ha già sulle famiglie italiane e sulla povertà. Per il rapporto annuale dello Svimez l’impatto sul mercato del lavoro è nullo perché la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro. “Ci si aspettava un aumento del tasso di partecipazione e del tasso di disoccupazione che nei cinque mesi trascorsi non c’è stato – si legge nel rapporto economico -. Le persone in cerca di occupazione si sono ridotte dai circa 2,7 milioni del primo trimestre dell’anno a valori intorno i 2,4- 2,5 milioni negli ultimi mesi. Il tasso di disoccupazione è sceso gradualmente dal dieci per cento di aprile al 9,5 di agosto 2019”. “Un secondo problema è che il trasferimento monetario ‘spiazza’ il lavoro perché tende ad alzare il salario di riserva e, di conseguenza, disincentiva il beneficiario ad accettare posti precari, occasionali, a tempo parziale”, scrivono ancora.

Tutto questo nonostante il giudizio espresso proprio oggi dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “Il Reddito di cittadinanza ha avuto un impatto molto forte sulla povertà ed ha provocato una riduzione della disuguaglianza di 1,5 punti percentuali dell’indice di Gini. In questa misura – ha sottolineato il manager – la lotta alla povertà è prioritaria rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro: il tasso di povertà nel nostro Paese si è ridotto di otto punti percentuali”. Non solo: “I posti di lavoro creati finora sono 28mila”.

Marzia Piga

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