“Una personalità violenta, incapace di reprimere i propri impulsi, ma, ancor di più, convinta in modo radicato che sussista un suo potere di supremazia e possesso sulla donna, che vada esercitato e conservato a mezzo della violenza e della vessazione”. Così il Gip di Bologna Andrea Santucci descrive Giulio Caria, nell’ordinanza in cui conferma la custodia cautelare in carcere per l’uomo indagato per l’omicidio della fidanzata Silvia Caramazza, trovata in un congelatore nel proprio appartamento. Caria è nel carcere di Sassari, in attesa di essere trasferito a Emilia. Il Gip si riferisce a lui in questo trattando dell’esigenza di prevenire il pericolo di reiterazione del reato.
Inoltre, “assai allarmante” è il comportamento tenuto “dopo la commissione del fatto, perché anche volendo attestarsi sull’ipotesi del gesto impulsivo” Caria “ha comunque dimostrato subito dopo una notevole freddezza, mantenuta per giorni e giorni, adoperandosi lucidamente per occultare il cadavere (con modalità che pur rinviano ad una totale assenza di sensibilità o pietà) studiando espedienti e strategie per eliminare le tracce, rispondendo con capacità istrionica a terzi (conoscenti e poliziotti stessi) al fine di ritardare il momento in cui la scoperta della scomparsa di Silvia potesse diventare preoccupante, mostrandosi nel contempo tranquillo e felice agli occhi di amici e conoscenti”. Così “dando prova di totale assenza di scrupoli e limiti morali di fronte all’evento cagionato, cioè l’aver posto fine alla vita della propria donna, evento che avrebbe gettato chiunque nel più pieno sconforto”.