Latte a 72 centesimi, no di Floris (Mps): “È la proposta già scartata un mese fa”

La bozza di accordo sul tavolo di filiera del latte ovino “è un passo indietro”. “Si torna così alla proposta già scartata un mese fa al tavolo organizzato dall’assessore dell’agricoltura. Allora si stava chiudendo sopra i 70 centesimi più Iva e non abbiamo accettato. E senza mettere sul piatto della bilancia i 50 milioni di euro di oggi”. Lo ha detto all’Ansa lo storico leader del Movimento Pastori Sardi, Felice Floris secondo il quale la proposta di accordo avanzata ieri con il prezzo del latte subito a 72 centesimi, Iva compresa al litro, come acconto per il conferimento del prodotto, e un saldo ‘bloccato’ che, considerando gli interventi di Regione e Stato pari a circa 49mlioni di euro, dovrebbe far salire il prezzo a un euro, è solo un dietro front.

“La gente, però, non torna indietro e noi lo sentiamo. Non c’è trattativa se non c’è un sistema immediato che porti ad una soluzione strutturale, con un minimo garantito per i costi di produzione e non con il prezzo del latte che viene stabilito dopo la vendita. Il valore finale deve essere poi ancorato ad una griglia di prodotti che non preveda solo il pecorino romano”. Proprio la mancata esportazione del pecorino romano, una sovrapproduzione e l’uscita della Sardegna dal cosiddetto Obiettivo 1, avvenuta nel 2007 con il conseguente del blocco dei fondi europei destinati alle regioni in ritardo di sviluppo, che di fatto venivano assorbiti proprio dal settore lattiero-caseario e permettevano di pagare la metà dei costi necessari a produrre il Pecorino romano dalla lavorazione del latte sardo, nel giro di breve tempo ha fatto precipitare il prezzo del latte a 60 centesimi al litro.

Floris si dice “stupito per la semplicità con la quale, anche il ministro Centinaio, in questo caso, abbia appoggiato un preaccordo così limitato, così povero e anche poco rispettoso dell’intelligenza degli altri. Invito a guardare la lista del documento – incalza – non c’è niente: è pieno di se. Invece il latte munto è una cosa certa. Ma è l’unico prodotto al mondo per il quale il prezzo viene fatto dopo che viene trasformato e viene venduta la materia prima trasformata. Ma stiamo scherzando? Questo lo può fare una cooperativa, ma non un privato”.

Un’altra questione è quella della diversificazione delle produzioni – altra strada non percorsa negli ultimi anni che ha portato all’abbassamento del prezzo del latte – per non restare ancorati alle oscillazioni del mercato del pecorino romano, il formaggio che oggi più di tutti determina il prezzo del latte. “Esiste l’articolo legge regionale 15 del 2010 che prevede un contributo senza cifre esorbitanti per la diversificazione e per affacciarsi al mercato con prodotti nuovi e togliere latte. Eppure non si applica. Anche noi la critichiamo ma c’era del buono e possiamo mettere da oggi i 14 milioni della Regione e il prezzo salirebbe immediatamente solo con questo provvedimento”.

Boccia la proposta d’accordo anche la Cia-Agricoltori Italiani. “No alla proposta di 72 centesimi al litro per il latte ovino e chiusura della vertenza a 1 euro, così come è stato dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini – sottolineano dalla Cia-Agricoltori -. L’apprezzamento per lo sforzo che il Governo sta compiendo nella risoluzione dell’emergenza ma ritiene si sia ancora lontani dall’esito positivo della negoziazione”.

E ancora: “Le richieste dei pastori partivano dalla copertura del costo di produzione pari a 74 centesimi + Iva al litro per arrivare al prezzo di 1 euro + Iva, come promesso da Salvini. La proposta di un accordo a 72 centesimi, Iva compresa, è invece molto lontana da queste premesse. La crisi del latte ovino sta ormai gravando in maniera pesante sull’economia della Regione, con oltre 36 milioni di latte sversato. ll Banco di Sardegna ha stimato fino ad ora 24 milioni di euro di danni per l’agricoltura isolana e ogni giorno in più di sciopero costerà in media altri 2 milioni e 400mila euro, considerando il valore del latte non trasformato e i mancati introiti per tutto il resto dell’indotto. Cia-Agricoltori Italiani sostiene gli allevatori sardi nella richiesta di una contrattazione regolamentata fra trasformatori e industriali oltre alla partecipazione diretta nel consiglio di amministrazione del Consorzio del pecorino romano, in modo da arrivare a una maggior trasparenza nella sua gestione ed evitare pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare”.

(Nella foto un momento della protesta degli allevatori)

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