L’addio a Pinuccio Sciola. Pigliaru: “Porteremo a termine i suoi progetti”

“Parlo a nome di tutta la Regione: sarà per noi un dovere e un onore portare a termine i progetti artistici di Pinuccio Sciola”. La promessa di dare finalmente corpo alle idee del Maestro di San Sperate arriva da Francesco Pigliaru, presidente della Giunta Regionale, al termine dei funerali celebrati oggi pomeriggio in piazza San Giovanni. Una piazza invasa da migliaia di persone tra politici, uomini di cultura, artisti e semplici cittadini venuti da tutta l’Isola per rendere omaggio all’artista scomparso due giorni fa a Cagliari a 74 anni.

Pigliaru e gli sindaci del Cagliaritano, tra cui il primo cittadino di San Sperate Enrico Collu, non dimenticano come spesso il dialogo con Sciola fosse complesso: “I rapporti con lui non erano semplici, – ha sottolineato Collu – alzava sempre l’asticella e non faceva sconti a nessuno. Non dava importanza al denaro, quando lavorava a un progetto poteva cambiare tutto anche in corso d’opera”.
Un modo di agire che creava difficoltà ai piani alti della politica dove concretezza e rispetto della burocrazia sono invece fondamentali. Tra i sogni di Pinuccio Sciola c’era quello di una grande opera d’arte collettiva e condivisa lunga 240 chilometri: un museo a cielo aperto lungo la strada statale 131, un’idea ambiziosa che non ha mai trovato compimento. Fino a oggi: il presidente della Regione si è impegnato davanti ai figli Chiara, Maria e Tomaso, davanti ai compaesani, alla Sardegna intera per dare finalmente realizzazione al progetto.

L’intervento di Francesco Pigliaru ha chiuso insieme a quello del sindaco di San Sperate una cerimonia emozionante e intensa, accompagnata da un vento che ha soffiato incessante per tutto il pomeriggio. E non poteva essere altrimenti, dato che il Maestro ha portato avanti il suo percorso artistico tenendo sempre ben presenti gli elementi della natura e della vita: il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua. Ancora il vento torna nel commiato affidato ai figli pochi giorni prima di morire e ricordato da Maria: “Lui avrebbe detto così: ‘Non venite a cercarmi sotto terra, io sono tra il vento. Ciao babbo, il tuo tempo non ha tempo“. Parole toccanti, accolte da un applauso lungo e carico di emozione.

La bara è arrivata nella piazza alle 15.30 ed è stata deposta tra gli applausi su un tappeto sardo davanti all’altare. Tutt’attorno, come una cornice colorata, sono state sistemate delle arance. Sull’altare, tra due candelabri, c’era una delle sue pietre sonore, tra le creazioni più celebri e suggestive del Maestro.
Alla cerimonia erano presenti, oltre al sindaco di San Sperate Collu e al Presidente della Regione, anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e altri amministratori del Cagliaritano. In prima fila c’era tziu Giuliu Podda, 102 anni, molto conosciuto a San Sperate. Tra i volti noti in piazza c’erano Francesco Abate, Jacopo Cullin, Gaetano Lixi, Elena Ledda, Romano Cannas, Maria Antonietta Mongiu, gli amici di Spazio Antas.

QUI LA PHOTOGALLERY DI DIETRICH STEINMETZ 
La cerimonia funebre è stata officiata da padre Raffaele Jaworsky, con lui anche anche don Ettore Cannavera. La messa è stata aperta dalle parole dell’arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio con una citazione di papa Paolo VI rivolta agli artisti creatori di bellezza: “Pinuccio Sciola, con le sue mani pure e disinteressate”.
“Cosa cerchi nelle pietre, nella musica?”, ha chiesto il parroco don Raffaele come se parlasse direttamente con l’artista. “Ve lo confido col cuore – ha proseguito rivolgendosi alla folla – l’ho scoperto martedì: plasmava l’amore degli amici. Le pietre siamo noi, frugava tra le pietre e cercava noi, il nostro amore”.
san sperateCommozione quando, dopo la lettura delle sacre scritture, dalla destra dell’altare si è sollevata la musica dei suonatori di launeddas guidati da Luigi Lai. Tra loro c’era anche il musicista nuorese Gavino Murgia.

A sorpresa tra la folla sono comparsi anche cinquanta cantanti del coro del Teatro Lirico di Cagliari, dove due anni fa era andata in scena una memorabile ‘Turandot’ con la scenografia firmata proprio da Sciola. Il coro ha cantato un brano del compositore austriaco Anton Bruckner.
Dopo la cerimonia religiosa hanno preso la parola il sindaco Collu e il presidente Pigliaru. Così Collu: “Pinuccio non se n’è andato, mi sembra anzi di vederlo qui. È stato un artista di fama internazionale e uomo fortunato, la natura gli ha donato l’arte, ma per noi, per me, era semplicemente Pinuccio, un compaesano. I rapporti con lui non erano semplici, era un uomo che alzava sempre l’asticella e non faceva sconti a nessuno. Non dava importanza al denaro, quando lavorava a un progetto poi alla fine cambiava tutto. Quello che gli interessava era far capire l’importanza dell’arte. Aveva solo un vizio – scherza – gli piacevano le scarpe di lusso…”.
“L’ho conosciuto solo negli ultimi anni, pochi incontri ma molto intensi – ha sottolineato Pigliaru – È stato un artista che come pochi altri ha saputo incarnare lo spirito della Sardegna e allo stesso tempo lo spirito del nostro tempo. Ho fatto anche io fatica a contenerlo, ma sarà per noi un dovere e un onore realizzare i suoi progetti. Parlo a nome di tutta la Regione. Addio maestro Sciola, la Sardegna tutta ti ringrazia”.
Terminata la cerimonia, la folla ha poi seguito silenziosamente il feretro in cimitero passando attraverso un paese imbiancato da teli bianchi. In serata gli amici si sono ritrovati ancora per un ultimo omaggio, questa volta all’insegna della musica e delle parole. Appuntamento nel suo Giardino Sonoro, tra fuochi, canti, vino e lacrime.
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Immagine di copertina di Dietrich Steinmetz.

 

 

 

 

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