Inchieste alluvione: sequestrato il ponte di Galtellì, sigilli ai canali ‘tombati’ a Olbia

Su disposizione della Procura, la Compagnia della Guardia di Finanza di Nuoro ha sequestrato il ponte sommergibile sul Rio Sologo nelle campagne di Galtellì, crollato a seguito dell’alluvione dello scorso 18 novembre. L’attività investigativa ha già portato all’acquisizione di importanti elementi che fanno ipotizzare il reato di disastro colposo per i danni e le vittime nel nuorese. Oltre al sequestro è stata disposta l’acquisizione della documentazione, che riguarda il torrente e le opere di sicurezza, prodotta dal Comune di Galtellì, della Provincia di Nuoro, del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale, dal Servizio di Genio Civile di Nuoro e dall’Ente acque della Sardegna. Si vogliono ricostruire i fatti relativi all’inondazione del ponte e valutare al meglio le condotte per accertare eventuali responsabilità penali legate alla sua costruzione. Al momento si stanno individuando tutte le persone che possano fornire una descrizione dei modi e dei tempi in cui si è sviluppato il fenomeno alluvionale, lo stato originale dei luoghi, dei lavori eseguiti attorno agli argini e l’eventuale esistenza di lavori in corso e di opere di manutenzione.

Dovrà attendere la demolizione del vecchio ponte sul rio Gadduresu, il canale di Olbia in via Vittorio Veneto completamente coperto dal cemento. La Procura di Tempio Pausania sta infatti disponendo in queste ore il sequestro di tutti i canali “tombati” della città, un intervento indispensabile per stabilire il nesso di casualità tra la copertura del rio e l’allagamento che il 18 novembre ha avuto risvolti tragici, con la morte di sei persone solo a Olbia. L’inchiesta segue tre filoni principali: la voragine apertasi sulla strada provinciale a Monte Pino, che ha inghiottito tre vite, ora sotto sequestro; la morte dei quattro brasiliani nella cantina di Arzachena; infine l’assetto urbanistico della città.

Gli inquirenti hanno individuato diversi livelli di responsabilità: ci sono le persone che nell’emergenza avrebbero tralasciato di soccorrere chi era in pericolo di vita, i tecnici che non avrebbero provveduto a bonificare canali e corsi d’acqua e gli amministratori comunali di questa e delle passate legislature. Responsabilità soggettive, con la pesante accusa di concorso in omicidio plurimo colposo per le prime due “fasce” di indagati (ancora nessuno è stato iscritto nel registro) e la terza per dolo eventuale. A Olbia sono numerosi i canali massacrati da strozzature, coperture e percorsi con curve a gomito, il cui tragitto si perde nei meandri della rete urbana. La città è stata costruita sopra un reticolo di canali, più volte “tombati”, con edifici realizzati a ridosso e talvolta senza autorizzazioni, ma poi sanati. Emblematica la storia della scuola materna e elementare dell’istituto di Maria Rocca, costruita sopra un corso d’acqua interrato negli anni ’80 dall’amministrazione comunale e che la sera del 18 è stata completamente invasa dall’acqua. Bambini e insegnati si sono salvati per miracolo. Questa struttura, su disposizione del sindaco, verrà demolita, quel che è certo è che non verrà mai più utilizzata come scuola.

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