Il fratello di Becciu non si presenta al processo: “Sono diretto congiunto”

Si è avvalso della facoltà di non rispondere il fratello di Angelo Becciu, Antonino, a capo della Cooperativa Spes di Ozieri. Avrebbe dovuto deporre come testimone nel processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, ma non si è presentato in aula inviando una comunicazione in cui dice di essere il “diretto congiunto” di un imputato. Non si è presentato neanche don Mario Curzu, direttore della Caritas di Ozieri, ma senza inviare alcuna comunicazione: per lui ora l’invito del Tribunale è che lo faccia nell’udienza dell’11 maggio prossimo, l’ultima riservata ai testimoni.

Già lo scorso 8 marzo Antonino Becciu e don Mario Curzu avevano disertato l’aula del Tribunale d’Oltretevere opponendo, tramite l’avvocato Ivano Iai, l’assenza di garanzie in Vaticano per chi è indagato in altro procedimento, come è per loro presso la Procura di Sassari, per i finanziamenti ricevuti dalla Segreteria di Stato e il presunto concorso in peculato. Il Tribunale, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha però ritenuto “infondata e irricevibile” la comunicazione inviata dal legale, ritenendo esistenti anche in Vaticano tali garanzie, e “illegittima” l’assenza dei due testimoni, che aveva quindi riconvocato dapprima per l’udienza del 31 marzo e poi per quella di oggi.

Nella nuova comunicazione inviata dal fratello di Becciu, egli si rifà però all’articolo 358 del Codice di procedura penale in vigore in Vaticano – quello italiano del 1913 – che prevede per i parenti stretti di imputati la possibilità di astenersi dal deporre. La sua rinuncia ora va quindi considerata definitiva. Nell’udienza di oggi – la 55esima del processo iniziata il 27 luglio di due anni fa – sono stati ascoltati tre testimoni. Luigi Rossi, citato dalla difesa di mons. Mauro Carlino, ha confermato la presenza a Caserta del suo amico sacerdote il 1/o maggio 2019. Terry Keeley, ex contabile del gruppo Wrm di Raffaele Mincione, ha risposto su una proposta avanzata nel maggio 2020 dal gruppo immobiliare Fenton Whelan per l’acquisto dalla Segreteria di Stato del Palazzo di Sloane Avenue 60 a Londra, una manifestazione d’interesse per una cifra pari a 275 milioni di sterline che allora non ebbe mai risposta.

Infine, Giulio Corrado , altro collaboratore di Mincione ed esperto nel settore immobiliare-finanziario, la cui testimonianza continuerà nell’udienza di domani, ha risposto sulle varie fasi della vicenda riguardante il palazzo londinese, le diverse valutazioni, i progetti di sviluppo, i rapporti con la Segreteria di Stato. In conclusione di udienza, le difese di Gianluigi Torzi, Fabrizio Tirabassi, Enrico Crasso e Raffaele Mincione hanno contestato con altrettante richieste di nullità l'”indeterminatezza” dei nuovi capi d’imputazione formulati nella precedente udienza del 30 marzo dal promotore di giustizia Alessandro Diddi nei confronti dei loro assistiti. Il Tribunale si pronuncerà prossimamente sulle varie eccezioni.

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