Fondi vaticani, Becciu: “Non ho mai manipolato nessuno, nemmeno il Papa”

“Per prima cosa, con fermezza e a testa alta, affermo: io non sono un manipolatore. Io, nella mia vita, non ho mai manipolato nessuno e tanto meno il Santo Padre“. Lo ha affermato il cardinale Angelo Becciu in una lunga dichiarazione spontanea all’inizio della 52sima udienza del processo sui fondi della Santa Sede, con riferimento al suo carteggio col Papa prodotto agli atti in una scorsa udienza dal promotore di giustizia Alessandro Diddi. Depositando una precedente lettera al Papa, Becciu ha voluto oggi dimostrare che le dichiarazioni a proprio favore sottoposte a Bergoglio perché le firmasse in realtà gli erano state richieste dallo stesso Pontefice, che comunque poi non le firmò.

“Si era nei giorni, per me sconvolgenti, appena successivi alla formalizzazione delle accuse nei miei confronti, accuse che oggi come ieri respingo con forza, perché infondate, consapevole della mia assoluta innocenza – ha ricordato Becciu sul periodo del carteggio, tra il 20 e il 24 luglio 2021 -. Ero, ancor più intensamente di oggi, prostrato da questa dolorosa prova e dal contatto con un mondo – quello giudiziario – a me del tutto ignoto nei suoi freddi tecnicismi”. “Fermo, in me, l’assoluto proposito di non coinvolgere il Papa nella vicenda processuale – ha proseguito -, vi era, tuttavia, la necessità di provare due fatti effettivamente accaduti, che vedevo ricostruiti in modo completamente errato nell’atto di citazione a giudizio. Per questi fatti, segreti o comunque riservati, nessun altro – oltre il Papa – ne era dettagliatamente a conoscenza”. Si tratta in particolare dell'”autorizzazione all’operazione umanitaria (la liberazione della suora colombiana rapita in Mali, ndr), connaturata da esigenze di segretezza tali da aver fatto apporre, all’origine, il segreto pontificio (dal quale il Santo Padre mi ha dispensato soltanto il 22 marzo 2022).

L’altro aspetto, “l’autorizzazione a sottoporre la proposta di acquisto del Palazzo di Sloane Avenue, avanzatami dall’onorevole Innocenzi Botti, al vaglio di Guerrero, allora prefetto della SpE, e del cardinal Parolin, segretario di Stato”. “Due vicende che lo coinvolgevano direttamente”, ha detto del Pontefice. Non potendolo ricevere perché appena dimesso dall’ospedale dopo l’intervento al colon, il Papa telefonò a Becciu il 19 luglio: “Gli rappresentai la mia necessità di provare il vero. Non di avere giustificazioni di comodo, ma solo la Verità. Egli mi chiese di mettere per iscritto quanto ritenevo dovesse essere dichiarato per ricostruire la Verità. Si badi bene, non fui io a proporlo, ma fu Lui a richiedere di formalizzare tali informazioni per iscritto. Tanto feci, il giorno seguente, con la lettera del 20 luglio 2021”.

“Basta leggere tale prima lettera, che il Papa mi riscontra, per avere piena conferma di ciò. Lettera, signor presidente, che il promotore non ha depositato. E che pertanto sono costretto a depositare io, a beneficio della verità”. In essa si legge: “Come mi ha chiesto Le invio le due dichiarazioni da firmare quanto prima perché dovrò depositarle in tribunale”. “Devo confessare, signor presidente – ha continuato Becciu -, che trovo incomprensibile, per non dire ingiustificato il comportamento processuale del promotore, il quale, nello scegliere di divulgare corrispondenza privata fra me e il Santo Padre, ha ritenuto di farlo in maniera parziale, omettendo di disvelare al Tribunale la mia prima missiva, quella del 20 luglio 2021, di cui ho appena parlato e dalla quale si evince chiaramente che io, con lo scrivere al Santo Padre, mi accingevo ad esaudire una Sua richiesta. Mi sembra logico che se si decide di coinvolgere direttamente il Santo Padre, allora credo sia doveroso ricostruire i fatti in maniera completa. Ed ecco perché, quindi, deposito la prima lettera”.

“Fu grande il mio stupore nel ricevere la risposta del 21 luglio 2021, esattamente il giorno seguente” ha detto ancora. In essa, “notai uno stile e una terminologia non consuete per il Santo Padre, i cui toni ben conosco per i 5 anni di diuturna collaborazione come Sostituto. Inoltre, “pur venendo riaffermati i punti centrali della ricostruzione (cioè, l’udienza nella quale illustrai al Papa la proposta dell’onorevole Innocenzi Botti, da una parte; e l’esistenza della nota operazione umanitaria, dall’altra), si forniva una descrizione degli eventi, e soprattutto delle forme, in totale contrasto con il colloquio del 19 luglio, nel quale Egli stesso mi invitò a far pervenire tali dichiarazioni aventi proprio quel contenuto”. Così quando Becciu lesse nella risposta del 21: “Riscontro la sua lettera del 20 luglio u.s. che mi ha sorpreso”, “rimasi disorientato”: “Mi aveva espressamente invitato a scrivergli e poi leggo che l’avevo sorpreso – ha aggiunto -. Non riuscivo davvero a comprendere cosa stesse accadendo. Nel leggere poi anche il secondo scritto, quello del 26 luglio 2021, rimasi ancor più disorientato, perché non riconoscevo il Santo Padre in quelle poche righe. Il contenuto era ben lontano da quanto ricordato insieme a voce”.

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