Il cardinale sardo Angelo Becciu non potrà leggere il contenuto dei 120 messaggi che il Tribunale del Vaticano ha deciso di non svelare. La chat era stata aperta a novembre 2022 da Genoveffa Ciferri, un’amica di monsignor Alberto Perlasca, l’alto prelato che per anni è stato il capo della Prima sezione della Segreteria di Stato, l’ufficio dove si gestisce un tesoretto da quasi 700 milioni di euro tra immobili e liquidi, compresi i flussi dell’obolo di San Pietro. La Ciferri scrisse al promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, spiegandogli come si arrivò alla stesura del memoriale di Perlasca datato 31 agosto 2020, ovvero il documento che contiene le accuse contro Becciu, a lungo il numero due della stessa Segreteria, e in cui si parla della cattiva gestione delle risorse. parte dei messaggi sono uno scambio tra la Ciferri e un’altra testimone contro il cardinale sardo, Francesca Immacolata Chaouqui.
La chat è diventata oggetto di discussione nell’udienza odierna, la numero sessanta, la penultima della fase istruttoria in cui Becciu è imputato e Perlasca il teste chiave. Oggi gli avvocati del prelato di Ozieri hanno chiesto la consegna di tutti i 120 messaggi coperti da ‘omissis’. Ma il presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, ha respinto l’eccezione della difesa dopo un’ora di camera di consiglio. A Becciu e ai suoi legali è stato concesso di leggere solo sei messaggi sui 120 agli atti.
La decisione del Tribunale di rigettare la richiesta dei legali Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo è stata motivata con “esigenze di segretezza”, giudicate “insindacabili” e avanzate dall’Ufficio di Diddi. Questo perché il materiale è oggetto di un altro procedimento penale ancora nella fase delle indagini, quello relativo all’utilizzo dei fondi dati alla Spes, la cooperativa sociale guidata da Tonino Becciu, il fratello del cardinale. Pignatone ha respinto anche la richiesta di togliere i numerosi ‘omissis’ dal verbale dell’interrogatorio alle due donne. Vengono invece acquisiti agli atti del processo i messaggi chat intercorsi fra la Chaouqui e lo stesso Becciu.
Il Tribunale ha rigettato inoltre la richiesta dell’imputato Gianluigi Torzi, mai presentatosi in aula nel processo, di essere sentito in videocollegamento. “In questi quasi due anni avrebbe potuto e dovuto provvedere diversamente”, ha specificato il Tribunale, che ha parlato così di “volontaria latitanza” dell’imputato. Torzi è un finanziere molisano di 43 anni che nel 2020, il periodo in cui Becciu gestì l’acquisto di un immobile a Londra, fece il broker del Vaticano. La Corte, invece, si è riservata sulla richiesta di sentire in aula, in “esame dibattimentale”, i consulenti tecnici, ma anche sul tipo di misure da prendere rispetto ai testimoni come Torzi che non si sono mai visti. Tutte le difese oggi hanno però annunciato l’intenzione di impugnare l’ordinanza.
La prossima udienza fissata dal Tribunale, quella del 13 giugno, chiuderà la fase istruttoria con l’eventuale ascolto degli ultimi testimoni, se presenti. Il presidente Pignatone ha già fissato poi le undici udienze successive: sei – nei giorni 18, 19, 20, 24, 25 e 26 luglio – per la requisitoria del promotore di giustizia; altre cinque – il 27, 28 e 29 settembre più il 5 e 6 ottobre – per le richieste delle parti civili. Da metà ottobre interverranno le dieci difese, in media con tre udienze settimanali. Poi si andrà a sentenza.
