Il capo dei Gendarmi vaticani: “Quando citai Marogna, Becciu disse che l’avrebbero ucciso”

Quando toccai l’argomento Marogna, il cardinale Becciu si piegò, si mise quasi in ginocchio, con le mani sul viso. ‘Se uscirà questo argomento provocherà un grave danno per me e per i miei familiari’, disse. E anche in altre occasioni sostenne che ‘se fossero uscite quelle notizie’, lo avrebbero ucciso‘”. È questo uno dei passaggi fatti ieri in Vaticano nella 50° udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, di cui Angelo Becciu, che è stato a lungo il Sostituto, è uno degli imputati. A riferire le parole del porporato sardo su Cecilia Marogna, la ribattezzata dama bianca, è stato il comandante della Gendarmeria, Gianluca Gauzzi Broccoletti, ascoltato ieri come testimone d’ufficio citato dal Tribunale.

Il capo dei Gendarmi vaticani ha risposto in particolare alle domande sull’incontro da lui avuto, insieme al commissario Stefano De Santis, la sera del 3 ottobre 2020. Tutto si svolse in casa di Becciu. “Fu lui a chiamarmi – ha detto Gauzzi Broccoletti -, prima tramite messaggio e poi a invitarmi con una telefonata perché preoccupato per gli articoli di stampa che stavano uscendo”. Quindi dopo “una riunione in Segreteria di Stato, lo raggiunsi a casa sua insieme a De Santis”, ha riferito il comandante.

La deposizione del testimone è continuata così. “In quei momenti la stampa era molto assidua e pressante sul caso del Palazzo di Londra e altre vicende. C’erano articoli che parlavano anche della possibilità di dazioni di denaro della Segreteria di Stato ai testimoni che accusavano il cardinale George Pell in Australia di abusi sessuali“. Ha detto ancora Gauzzi Broccoletti: “Ma io, con l’obiettivo di aiutare e sostenere il cardinale Becciu, sentii la necessità di esporgli la situazione riguardante la Marogna, perché erano arrivate carte dalla Slovenia su un utilizzo diverso e improprio delle somme che le erano state trasmesse“.

Dagli atti è risultato che la cagliaritana Marogna, finita anche in carcere per lo scandalo del Vaticano, aveva una società con sede legale nel Paese dell’ex Jugoslavia. “Ora – ha continuato il comandante – sulla vicenda di Pell o sui soldi alla cooperativa Spes di Ozieri il cardinale parve molto distaccato, non particolarmente turbato. Ma quando toccai l’argomento Marogna si piegò, si mese quasi in ginocchio, con le mani sul viso”, ha detto Gauzzi Broccoletti che ha riferito pure del rischio di omicidio sollevato da Becciu.

Secondo Gauzzi, “il cardinale espresse la volontà di rifondere il denaro utilizzato dalla Marogna tramite una sua dazione volontaria”. E ancora: Alla domanda del difensore da Becciu, avvocato Fabio Viglione, sul fatto che il cardinale aveva detto ai due dirigenti della Gendarmeria che potevano parlare di quell’incontro, Gauzzi ha risposto: “No, non si è parlato del fatto che il colloquio dovesse rimanere riservato. Tra l’altro, all’epoca – ha sottolineato il comandante – il cardinale non era neanche oggetto d’indagine”.

Al termine dell’udienza, Becciu ha replicato a Gauzzi Broccoletti con una dichiarazione spontanea. “Certamente le affermazioni del comandante non mi hanno soddisfatto, sono rimasto piuttosto amareggiato. Gauzzi mi disse di tenere riservato l’incontro, me lo disse. Io non ne parlai con nessuno. Egli mi disse che il truffato ero io, e che non era giusto che ripagassi io le spese della signora Marogna”.

Il cardinale sardo ha sottolineato ancora: “Io chiesi anche del perché mi accusavano di peculato per i 100mila euro alla cooperativa Spes e i 600mila euro giunti dalla Cei. ‘Perché lei ha condizionato la decisione della Cei’, mi fu risposto. Io non parlai solo della Marogna. Se mi scaldai è perché quello era un segreto. Me lo disse pure il Papa e mi dispiaceva che ne potesse parlare tutto il mondo”.

Sempre in risposta alla dichiarazione di Gauzzi sul fatto che Becciu si fosse agitato quando è stata citata la Marogna, nella dichiarazione spontanea l’alto prelato di Ozieri ha aggiunto: “Non fu solo quello il problema per cui mi scaldai. Il comandante mi disse: ‘Lei è il truffato’. Sono rimasto amareggiato per quanto ha detto oggi. Sono certo che il Tribunale saprà pensare anche a queste prospettive, quando dovrà stabilire qual è la verità. Devo ammettere con grande rammarico che si è incrinata la mia fiducia nel comandante Gauzzi. Ma, pur nella sofferenza, non gli porterò rancore. Sono sacerdote, e portato a comprendere le debolezze altrui. E sempre a perdonare”.

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