Comincia oggi alle 11,30, al tribunale di Cagliari, la requisitoria del pm Marco Cocco nell’ambito della prima inchiesta sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale, relativamente alla XIII legislatura, dal 2004 al 2009. A giudizio, con l’accusa di peculato, sono rimasti in quattordici. Ma erano in tutto venti gli imputati, di cui tre già condannati (Adriano Salis, Silvestro Ladu e Beniamino Scarpa), due assolti (Renato Lai e Peppino Balia) e un onorevole deceduto nel corso del processo (Pino Giorico).
C’è molta attesa per la requisitoria, atto finale di un’indagine che convertì la Sardegna in apripista di uno scandalo diventato poi nazionale. Era febbraio 2009. Tutto cominciò dopo l’esposto di Ornella Piredda, l’ex funzionaria del Consiglio regionale che, qualche mese prima, aveva denunciato per mobbing Giuseppe Atzeri, il sardista ex presidente del gruppo misto dove la Piredda lavorò dal 2005 al 2008. Alla fine del 2013 la seconda inchiesta della Procura che ha messo sotto la lente anche la XIV legislatura, dal 2009 al 2013, per la quale l’accusa di peculato portò agli arresti i pidiellini Mario Diana e Carlo Sanjust, finiti in carcere insieme all’imprenditore cagliaritano Riccardo Cogoni. Le manette scattarono poi per un altro azzurro, Sisinnio Piras, e per l’ex Fortza Paris Eugenio Murgioni. E questo contestualmente a una sessantina di avvisi di garanzia ricevuti dai consiglieri regionali appartenenti ai gruppi Udc, Riformatori, ex An e Psd’Az. Lo stesso è successo con la quasi totalità degli esponenti Pd, divisi allora Ds, Margherita e Progetto Sardegna.
La requisitoria del pm, davanti al giudice Mauro Grandesso, presidente della prima sezione penale, non si concluderà oggi, visto il numero degli imputati e la complessità delle posizioni. A giudizio, oltre ad Atzeri, ci sono Tore Amadu, Carmelo Cachìa, Maria Grazia Caligaris, Oscar Cherchi, Raffaele Farigu, Mariolino Floris, Raimondo Ibba, Sergio Marracini, Pierangelo Masia, Alberto Randazzo, Vittorio Randazzo, Salvatore Serra, Giommaria Uggias.
Con la prima inchiesta sui fondi del Consiglio regionale, sono state passate al setaccio spese per 12 milioni di euro, soldi che i gruppi ricevano a seconda del numero di eletti, pari a 2.500 euro mensili per onorevole. Le risorse erano destinate all’attività politica, ma, stando agli atti della Procura, venivano stati utilizzati per scopi diversi. E anzi, risultano distribuiti come paghetta aggiuntiva, è stata la motivazione che a novembre 2013 ha portato alla condanna di Salis, primo consigliere regionale condannato con rito abbreviato dal gup Cristina Ornano.
Di certo, tra processo in corso e sentenze, è emerso di tutto: coi soldi dei fondi ai gruppi sono stati pagati viaggi di famiglia, carrozziere e pranzo a base di pecora e vitello, come nel caso di Ladu che era capogruppo di Fortza Paris e disse di aver usato la carta di credito del gruppo perché si era confuso. Scarpa, invece, ha motivato la spesa delle risorse con l’acquisto di due Audi A3, “necessarie – aveva detto – per girare la Sardegna e incontrare gli elettori”.
Al. Car.
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