Andrea Crisanti, il virologo romano che ha salvato il Veneto, sarà in Sardegna dopo le feste di Natale. Il direttore del laboratorio di Microbiologia all’Università di Padova è stato ingaggiato dalla Giunta di Christian Solinas, perché nell’Isola continua a buttare male: vero che i contagi crescono lentamente, ma negli ospedali c’è un problema di posti letto. Nelle Terapie intensive è già stata superata la soglia di sicurezza fissata al 30 per cento (la Sardegna è sopra il 40), il rischio è che il limite si oltrepassi anche sui ricoveri ‘ordinari’.
Crisanti prende in mano la gestione della pandemia in Sardegna perché dopo il ‘caso discoteche’ non c’è più Comitato tecnico-scientifico. Sulla carta è rimasto solo l’infettivologo Stefano Vella, ma è probabile che pure lui abbia lasciato l’incarico. Di certo la Giunta da sola non è in grado di fronteggiare la pandemia. E anzi: l’unica cosa che non si può chiedere alla politica è trovare una strada sanitaria per uscire dall’impasse, per questo è necessario il supporto degli esperti.
Stando a quanto raccontato dallo stesso Crisanti, il primo passo che verrà fatto in Sardegna sarà procedere con i test rapidi (detti anche tamponi anti-genici) a tappeto. Gratuiti e volontari. L’obiettivo è presto detto: Crisanti vuole subito individuare le zone dove c’è la trasmissione del virus più elevata. Ciò significa scovare quanti più positivi possibile, in modo da isolarli.
Non solo: con l’altissimo numero di infetti che verranno fuori coi test rapidi, diventerà necessario fare immediatamente i tamponi molecolari, quelli che assicurano il margine di errore più basso nella diagnosi della malattia. Ma perché questo sia possibile, Crisanti ha chiesto alla Regione di garantirgli ogni giorno diecimila referti. Ovvero il doppio di quelli attuali, visto che quando va bene la Sardegna ne fa cinquemila, altrimenti si ferma anche a 3.500. Infatti nella fase iniziale all’esisto dei tamponi lavorerà anche il laboratorio di Padova diretto dal virologo-professore.
Crisanti ha poi anticipato che verrà testato il maggior numero di persone entrate in contatto con un positivo accertato. Significa estendere il tracciamento non solo parenti e amici, ma anche a colleghi e vicini di casa. Proprio applicando questo metodo, Crisanti lo scorso inverno è riuscito a fermare l’avanzata del Covid a Vo’, un piccolo Comune del Veneto che fu focolaio del Covid.