Cotti (M5s): “Bombe inviate a Riyad affare tutto italiano, la Procura ha le prove”

Tra le carte in possesso della Procura di Brescia anche le risposte del governo di Angela Merkel alle interrogazioni con cui i deputati della Die Linke hanno chiesto chiarezza sul coinvolgimento della Germania nell’export di armi della Rwm Italia, che fa capo al colosso tedesco Rheinmetall. Lo rivela il senatore M5s Roberto Cotti, sentito come persona informata dei fatti dalla procura bresciana lo scorso giugno. “Si tratta di risposte inequivocabili, che negano ogni coinvolgimento di Berlino e  smentiscono il ministro della Difesa Roberta Pinotti, per la quale gli armamenti inviati ai sauditi si trovavano semplicemente ‘in transito nel territorio nazionale’”. Insomma, quello delle bombe inviate all’Arabia Saudita è un affare tutto italiano: armamenti fabbricati in Sardegna ed esportati con il placet di Roma.
“La notizia dell’inchiesta solleverà sicuramente diversi interrogativi sul comportamento finora tenuto dai ministri della Difesa e degli Affari esteri, da cui dipendono le autorizzazioni all’export”, attacca Cotti. E aggiunge: “Proprio il 3 e 4 ottobre scorsi il ministro della Difesa Roberta Pinotti si è recata in Arabia Saudita, a Riad, accompagnata dal generale Carlo Magrassi (segretario generale e direttore nazionale degli armamenti della Difesa), per incontrare il vice erede al Trono e ministro della Difesa, Muhammad Bin Salman”. “Secondo le cronache locali – continua il senatore – nel corso dei colloqui sono state discusse le strategie per rafforzare le relazioni bilaterali tra Italia e Arabia Saudita nel settore della difesa. In particolare, riporta il sito Tactical Report – vi sarebbero stati contratti navali che, trattandosi di ministri della Difesa, è da ritenere siano di tipo militare”.
“Tutto questo appena qualche giorno fa, in un paese impegnato in un conflitto bellico che sta facendo strage di civili in Yemen, che oltretutto si trova sotto accusa per gravi violazione del diritto umanitario internazionale per i crimini di guerra commessi in Yemen”, conclude Cotti.

P. L.

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