Bancarotta, fallimenti gruppo Scanu. Gip: ‘Da banche eccessiva tolleranza’

“Lo stato di dissesto del gruppo Scanu, secondo gli ispettori della Banca d’Italia, risaliva al 2002. È stata ampiamente dimostrata la consuetudine con la quale Alberto Scanu e Laura Scanu si sono avvalsi di prestanome per la gestione di alcune società che vengono condotte al fallimento: Giovanni Pinna, Valdemaro Giuseppe Peviani, Pierangelo Zurru. Attraverso tale strumento, pertanto, gli indagati potrebbero agevolmente fare ricorso – al fine di reiterare i reati – all’opera di coindagati o di ulteriori soggetti”. Lo scrive il Gip, Giampaolo Casula nelle 163 pagine dell’ordinaza che ieri ha fatto finire in carcere l’ormai ex ad di Sogaer, Alberto Scanu (ieri si è dimesso da tutte le cariche ndr) e ai domiciliari la sorella Laura Scanu, moglie dell’ex senatore Piergiorgio Massidda, e due collaboratori, Giovanni Pinna e Valdemaro Giuseppe Peviani. Indagate altre otto persone Paolo Zapparoli, originario di Varese e residente a Milano; Pier Domenico Gallo, di Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, con residenza in Svizzera; Paolo Moro, di Milano; Caterina Della Mora, nata a Udine e residente a Lugano; Giovanni Marras, di Meana Sardo (Nuoro), morto sei anni fa; Domenico Falchi, di Macomer (Nuoro); Enrico Gaia e Francesco Zurru di Cagliari.

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Nell’ordinanza il Gip ripercorre la storia delle società fallite poi finite sotto la lente della Procura, parlando esplicitamente di possibile reiterazione del reato, e soffermandosi sui rapporti tra il gruppo Scanu e le banche. “Non può non evidenziarsi la gravità e la costante reiterazione nel tempo dei fatti criminosi ascritti agli indagati e, in particolare, a Scanu Alberto, che rendono concreto ed attuale il pericolo di commissione di ulteriori fatti della stessa specie di quelli per cui si procede – scrive il Gip nell’ordinanza – Significativo, in tal senso, il fatto che gli indagati risultino coinvolti in un elevato numero di fallimenti societari, che hanno causato complessivamente un passivo di oltre 60 milioni di euro; inoltre, sono ancora in corso le indagini riguardanti il fallimento di altre società del Gruppo Scanu. Deve poi osservarsi che i reati di bancarotta fraudolenta in contestazione si protraggono pressoché ininterrottamente dal 2002 fino almeno al 2018 e che i principali indagati, ossia Scanu Alberto e la sorella Laura, in diverse procedure fallimentari hanno proposto opposizione nei diversi gradi di giudizio ritardando la pronuncia di fallimento e contribuendo ad aggravare la situazione di dissesto delle società appartenenti al Gruppo Scanu, aumentandone il passivo”.

Il Gip parla chiaramente di “collaudato modus operandi nei delitti di bancarotta”, “caratterizzato dalla ripetuta distrazione di beni o di risorse a favore di società del Gruppo Scanu”. Ma non solo. Il Gip si sofferma sull’ispezione condotta dall’Area Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia nei confronti del Banco di Sardegna dal 20 febbraio al 13 giugno 2012, oggetto poi di segnalazione alla Procura della Repubblica il 7 agosto 2013, al termine della quale viene confermato lo stato di dissesto del gruppo Scanu”.

“Nel corso degli accertamenti ispettivi – scrive il Gip – sono state riscontrate, tra l’altro, ‘anomalie’ nella gestione delle relazioni riconducibili al gruppo Scanu, che hanno beneficiato di reiterate e infruttuose dilazioni. Rilevano gli ispettori della Banca d’Italia la ‘eccessiva’ tolleranza e scarsa trasparenza che hanno contraddistinto la gestione delle relazioni creditizie di seguito indicate, mantenute tra gli incagli con incongrue previsioni di perdita, ancorché da tempo in palese stato di insolvenza irreversibile. Ci si riferisce in particolare al gruppo ‘Scanu’ che, nell’arco di un decennio, ha beneficiato di reiterate ed infruttuose dilazioni, ristrutturazioni e moratorie, sino a raggiungere, ad aprile 2012, un’esposizione di 21,7 milioni di euro, al lordo di ‘stralci per 1,3 milioni di euro. La complessiva debitoria verso il gruppo si eleva poi a 26,8 milioni di euro, considerando anche i crediti delle controllate Banca di Sassari e Sardaleasing”. Secondo gli ispettori della Banca d’Italia lo stato di dissesto del gruppo risaliva già a 17 anni fa e dal 2018 si sarebbero susseguiti i fallimenti della varie aziende. Alberto Scanu ieri si è dimesso da tutte le cariche che ricopriva perché, come ha spiegato il suo legale Rodolfo Meloni, intende difendersi liberamente. Una prima difesa potrebbe arrivare già la prossima settimana, con gli interrogatori di garanzia.

Ma.Sc.

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