5Stelle Tv, stop alle trasmissioni: chiesto un incontro al Prefetto

L’emittente regionale 5Stelle Sardegna ha interrotto le trasmissioni. Schermo nero. Sette mesi senza stipendio possono bastare. Perché lavorare senza percepire lo stipendio non solo confligge con le più elementari leggi dell’economia: dove a una prestazione d’opera segue la corresponsione di una retribuzione. Ma lavorare pagando a proprie spese, pagare per lavorare, dalla benzina per spostarsi alle suole delle scarpe per camminare e ai taccuini per scrivere, rompe qualsiasi legge della coscienza e della morale civile. I 13 lavoratori dell’emittente hanno urlato questa mattina la loro indignazione, accusando l’editore Gianni Iervolino ( amministratore della Tesar Srl ) di un comportamento vergognoso e chiamando a raccolta i sindacati (l’Associazione della stampa sarda e la Cisl, al fianco dei lavoratori) e chiedendo con una lettera un incontro urgente al Prefetto di Sassari, Salvatore Mulas, per provare a dare una svolta a una vertenza che si trascina irrisolta da almeno 5 anni.

La richiesta di almeno uno stipendio arretrato e il rifiuto dell’editore

La rottura, con la decisione di interrompere le trasmissioni, è arrivata davanti al diniego da parte di Iervolino di riconoscere a giornalisti, tecnici e amministrativi, una sola mensilità delle sette arretrate, prima di Natale: l’editore ha risposto che la televisione deve finanziarsi da sola (non si sa con quali proventi) e che lui non ha i soldi per pagare. “Questo è il limite oltre il quale non siamo più in grado di andare – ha spiegato il coordinatore del telegiornale, Nardo Marino – siamo in una condizione economica dove è diventato impossibile anche il semplice raggiungimento del luogo di lavoro. Io faccio un appello alla politica, che ha perso un qualsiasi potere contrattuale e decreta il suo fallimento non facendo nulla per incidere su una situazione di così grave crisi economica e sociale”. Parliamo di una emittente che è rimasta l’unica voce televisiva regionale del Nord Sardegna, con sede ad Olbia, dopo aver licenziato 7 persone, tra tecnici e giornalisti, e aver chiuso gli uffici di corrispondenza di Sassari, Nuoro e Cagliari. I giornalisti finora hanno lavorato con un solo computer e gli operatori con una sola telecamera. Hanno lavorato gratis.

L’attacco della Cisl: “Comportamento Iervolino vergognoso, ha avuto aiuti e incentivi pubblici”

Ma se chiedere l’intervento della politica è legittimo, chiedere ala Regione una legge per l’editoria ormai fondamentale (nonostante l’udito sembra essere deficitario al riguardo), restano a monte le responsabilità di un imprenditore che fa assumere il rischio di impresa ai suoi dipendenti – come ha sottolineato la Cisl Gallura – dopo aver però incamerato gli utili che nei tempi di vacche grasse arrivavano dalla televisione. “Il comportamento di Iervolino è vergognoso – attacca Alberto Farina, segretario generale aggiunto della Cisl Gallura – dopo che per 4 anni abbiamo lavorato per mettere a disposizione delle sue aziende e dei lavoratori tutti gli strumenti per salvare i posti di lavoro. Quando ha avuto problemi gli siamo sempre venuti incontro, ora ha licenziato sette persone senza neanche contattarci”. Farina sottolinea come Iervolino abbia incassato molti soldi (si parla di almeno due milione di euro) per la vendita delle frequenze, senza contare i suoi conti correnti (è di qualche giorno fa la notizia che il tribunale gli ha sbloccato un conto personale per un ammontare di 500 mila euro). “Da questo momento l’imprenditore Gianni Iervolino troverà con noi le porte chiuse – continua Alberto Farina – se non regolarizza il versamento degli stipendi per i dipendenti. Ha preso contributi e finanziamenti e ora si rifiuta di pagare gli stipendi ai suoi dipendenti?”.

Giandomenico Mele

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