La natura sarda fotografata da Giuseppe Sedda in mostra all’I.S.O.L.A

Un contadino scoprì di avere, nel suo pollaio, una gallina che faceva le uova d’oro. Ma, non contento di questo regalo giornaliero pensò che l’animale contenesse una grande quantità del prezioso metallo. Quindi la uccise, ma non trovò nessuna ricchezza. Anzi perse, con la gallina, anche quel piccolo uovo quotidiano. Questa favola di Esopo è la metafora di una Sardegna che anziché ingegnarsi a rendere produttive le straordinarie ricchezze del suo territorio, scava nel ventre della terra, la inonda di veleni alla ricerca dell’oro nascosto e, come il contadino di Esopo, rischia di perdere tutto.

Dopo la “ricchezza” estratta a Furtei, ora si pensa di cercare il petrolio nel mare, il gas ad Arborea, la legna da ardere con lo scientifico disboscamento (cliccare qui) del Marganai. La ricerca di facili e distruttive scorciatoie dà conto dei tempi bui in cui viviamo, ma anche della nostra incapacità culturale di gestire e far fruttare patrimoni ambientali pregiati senza distruggerli.

E quanto siano pregiati questi ambienti naturali ce lo ricorda Giuseppe Sedda, fotografo naturalista con la sua mostra “Sardegna, la natura si racconta” visitabile sino alla fine di febbraio. Allestita nella sede I.S.O.L.A. in via Baccaredda 176 consente di ammirare, accostate con un intrigante gioco di rimandi, piccoli capolavori di artigianato d’autore e splendide immagini di natura. Così gli aironi di terracotta di Raku, i fenicotteri di ceramica di Angelo Sciannella, i mufloni di Domenico Cubeddu diventano immagini riflesse e stilizzate degli splendidi scatti del fotografo sardo.

La fotografia di Giuseppe Sedda, tesa a cogliere l’azione e l’attimo decisivo ma anche le suggestioni  estetiche e grafiche della macrofotografia, ci ricorda che non serve scavare la terra per trovare l’oro. Basta guardarsi intorno. «Ho visitato — dice —  parchi naturali esteri dove la natura è rispettata e produce ricchezza ed occupazione. Penso ai percorsi naturalistici  del Nationalpark Bayerischer Wald tedesco, ai parchi spagnoli, ai frequentatissimi sentieri della vicina Corsica, ma anche a parchi nostrani come l’Uccellina in Toscana. Sono esempi di come, accontentandosi dell’uovo quotidiano si possa tenere in vita un sistema virtuoso che coniughi tutela e occupazione».

Siamo distanti anni luce da quella idea di “valorizzazione” che ha consumato (e progetta ancora di farlo) migliaia di ettari di territorio pregiato. E dall’abbandono in cui vengono lasciate aree di enorme importanza naturalistica come lo stagno di Santa Gilla.

Ma torniamo a Giuseppe Sedda e alla sua fotografia fatta di pazienti e consapevoli appostamenti per cogliere gli animali nei loro momenti di vita. Giuseppe è un fotografo che viene da passate esperienze di documentazione del lavoro artigiano da cui ha tratto l’abitudine ad un rispettoso approccio al soggetto. Da fotografo naturalista non ha cambiato il suo silenzioso porsi di fronte ad animali timidi e fragili, con risultati che lo collocano fra i migliori professionisti sardi.

La fotografia di animali ed ambienti naturali ci ricorda quanto siamo fortunati a conservare, nonostante tutto, queste inestimabili ricchezze. Ma la cronaca quotidiana ci rammenta quanto sia facile perderle in tempi dove si è disposti, alla ricerca del veloce ed incerto guadagno, ad uccidere non solo la gallina, ma tutto il pollaio,

Enrico Pinna

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