Dal tavolo da disegno a star degli spot: una vita di successi per Gavino Sanna

Autentico genio creativo, è uno dei pubblicitari italiani di maggior successo internazionale, la cui opera ha contributo al rinnovamento della pubblicità italiana ed è stata premiata, nelle categorie di settore, con sette Oscar, sette leoni a Cannes e un Telegatto. Lui è Gavino Sanna, il cui impegno professionale è iniziato ben presto. Dopo la frequentazione dell’istituto d’arte Filippo Figari di Sassari, ove emerse il suo talento per il disegno, soggiornò presso lo studio dello zio, Giovanni Manca (pittore, giornalista e caricaturista). Grazie a questa esperienza Sanna realizzò che le sue abilità costituivano le basi della sua futura professione. Certo Gavino era dotato, oltre che di uno straordinario talento, anche di una determinazione e dedizione fuori dal comune, tratti essenziali per poter concretizzare un’ascesa professionale come la sua, le cui conquiste partirono da Porto Torres per arrivare sino a New York, contribuendo a quella spinta innovatrice che segnò il passaggio dal carosello all’advertising.

Inizialmente le sue capacità vennero riconosciute, in ambito lavorativo, da Mario Bellavista dello Studio Sigla di Milano, presso il quale Sanna trovò impiego e per il quale firmò il primo di una lunga serie di successi pubblicitari per i Baci Perugina. Successivamente passò all’agenzia Ata Univas, e poco dopo alla Lintas ove conobbe Massimo Magrì, che si affermò come regista e con il quale Sanna collaborò, realizzando spot per diversi brand tra cui Gillette, Esso e Motta. Grazie a queste prestigiose committenze ebbero l’occasione di ricevere alcune ‘pizze’ americane, che affascinarono profondamente Gavino, il quale, poco dopo, partì per gli Stati Uniti, pronto per una scalata che oggi ha fatto storia. Dopo aver perfezionato il suo inglese, venne assunto in una piccola agenzia. Questo impiego fu un trampolino per il successivo passaggio alla Mc Cann. Tra i clienti dell’agenzia Coca Cola e il governo Usa.

Fu in questi anni che Sanna ebbe l’opportunità di collaborare con celebrità del calibro di Frank Sinatra, Elvis Presley, Paul Newman, Catherine Deneuve, Luciano Pavarotti, Sophia Loren, Alain Delon, Christian Barnard ed Andy Warhol. In un’intervista rilasciata a Paolo Baldini per il Corriere, a proposito dell’incontro con l’artista, Sanna stesso racconta che “Appena arrivato seguivo le sue lezioni sul cinema. Raccontava di sé, spiegava come aveva girato Sleep, un anti-film in cui John Giorno dorme per 5 ore e 20 minuti. Il suo studio era un covo di gente bizzarra. Girava sporco di vernice, con la Polaroid in mano. Aveva una collezione di parrucche: la sua preferita era rosa. Un rivoluzionario. Attaccatissimo alla madre. Lo incontravo spesso al Club 54, seduto in un angolo con Truman Capote”.

All’apice della carriera gli giunse una proposta irrinunciabile: un’agenzia internazionale, Benton and Bowles, voleva aprire una sede in Italia, a Milano, in quegli anni della Milano da bere, in cui la città era in piena espansione e si stava affermando come capitale internazionale, epicentro dell’economia e della moda. Sono anche anni in cui, in ambito pubblicitario, l’emotività prevaleva sulla razionalità e Sanna era ben consapevole del fatto che, in una fase di crescente standardizzazione dei beni di consumo, i consumatori non fossero tutti uguali. È negli anni ‘80 ‘90 che, per la prima volta, si iniziò a parlare di target differenti ai quali rivolgersi, basandosi sugli aspetti psico-emotivi e facendo apparire il prodotto unico, specifico, fatto apposta per un dato consumatore. Nel raggiungere questo obiettivo Sanna ha dimostrato un raro talento, che gli ha permesso di plasmare, di volta in volta, il proprio linguaggio in funzione del tipo di spettatore che desiderava sedurre, creando nuove coniazioni linguistiche, traendo inspirazione dalla vita quotidiana. Tutti questi elementi hanno concorso a diverso titolo a determinare la retorica del moderno linguaggio pubblicitario ed arrivarono, per Sanna, clienti come Giovanni Rana, Fiat, Simmenthal, Mulino Bianco, Ariston, Pasta De Cecco e Barilla. Quest’ultimo, in particolare, segnò un’ulteriore svolta nella carriera pubblicitaria di Sanna che inventò, per la celebre azienda, lo slogan “Dove c’è Barilla c’è casa”. Fu nel 1986, con lo spot della bambina che torna a casa e mette il fusillo in tasca a papà, ricevette diversi i premi, tra cui il Telegatto per la pubblicità.

Venti anni dopo, nel 2004, Gavino ha una successiva, creativa intuizione. Dopo aver venduto tutte le quote e liquidato le partecipazioni relative alle sue attività ai soci americani, aprì una casa vincola, ‘Cantina Mesa’. Con il termine Mesa, in sardo, si indica un tavolo in legno, utilizzato come base per apparecchiare e mangiare, ma anche per impastare la farina e preparare il pane. Un tavolo dove nasce l’alimento principe dell’essere umano. Sa Mesa è anche Altare, pro narrere sa missa in sa Mesa de su Segnore. Altare dove si celebra un rito. Un nome ricco di simbolismi, dunque, quello scelto da Sanna per questa Cantina, la cui attività ad oggi si è impegnata, oltre che nell’eccellente produzione, in un ulteriore gesto d’amore per la sua terra: un concorso annuale che premia giovani chef e ristoratori, suggellando la promessa di un’impresa imprenditoriale che lui stesso ha definito come “un vero atto d’amore per la Sardegna”.

Gaia Dallera Ferrario
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