Arte come celebrazione della vita, l’opera della cagliaritana Crespellani

Auguri a Maria Crespellani, artista cagliaritana, dall’inesauribile forza creatrice, la cui opera è espressione diretta di valori semplici e universali. Seconda di quattro figlie la Crespellani è nata in un ambiente familiare colto e ha potuto, sin da piccola, esprimere il proprio estro creativo. Dopo il liceo ha deciso di proseguire i suoi studi specializzandosi in storia dell’arte, con il professor Corrado Maltese insegnando poi a lungo questa disciplina senza smettere di dedicarsi, parallelamente, alla propria ricerca artistica. Sebbene si sia applicata allo studio e alla didattica con sincera passione, è la vita familiare il motore propulsore che ha alimentato la sua creatività. Madre di sei figli essi sono, insieme ai nipoti e pronipoti, i soggetti prediletti della sua scultura intima e raffinata. La sua arte è, in questo senso, una celebrazione amorosa della vita, permeata di un’inesauribile forza che trova la propria origine in una spiritualità profonda.

Già dagli anni ’40 la Crespellani si è dedicata alla produzione di opere scultoree realizzate in gesso, creta, bronzo. Fondamentale per il suo percorso è stato l’incontro con Francesco Ciusa, scultore sardo che trionfò alla Biennale di Venezia del 1907, indiscusso riferimento per gli artisti isolani della prima metà del Novecento. Egli stesso, dopo aver visto una testa da lei modellata, la incoraggiò nel seguire la sua inclinazione artistica. Fu nel suo studio che la Crespellani incontrò Maria Lai, con la quale legò una solida amicizia, durata tutta la vita, rispettosa delle reciproche peculiarità e delle diverse prospettive poetiche.

A partire dagli anni ’50 l’artista si è dedicata prevalentemente alle opere “familiari”: ritratti di persone vicine rappresentati oltre la peculiarità dei tratti somatici. Attraverso una delicata introspezione psicologica, in grado di cogliere momenti che esprimono una forte carica umana, è la loro personalità ad essere magistralmente impressa. Osservando la produzione dei ritratti si può evincere il ricco gusto estetico sviluppato dalla Crespellani, probabilmente anche grazie all’apporofndito studio della Storia dell’Arte. Non mancano infatti riferimenti alla compostezza formale della statuaria greca ed ellenica, richiami al drammatico ed esuberante Barocco, fino all’antiaccademica modellazione della materia avviata dall’impressionista Medardo Rosso e al peculiare modo di trattare gli occhi e le palpebre dello scultore italiano Adolfo Wildt.

Il risultato, di grande immediatezza comunicativa, è vicino ad esperienze di artisti pregressi ma, l’ostinata ricerca della Crespellani, sembra svincolata da compromessi legati al linguaggio della contemporaneità, esprimendo un atteggiamento di autentica libertà del fare arte. Le sue figure non hanno nulla di eroico, o di corrotto, ma rappresentano con sobrietà e disarmante candore l’uomo, nella sua dimensione privata. Le opere, elegantemente composte, sono in grado di cogliere momenti che destano stupore e malinconia, risultando leggiadre nonostante la necessaria solidità applicata alla modellazione dell’argilla, allo scolpire la pietra. La produzione della Crespellani conta più di cento teste in bronzo e terracotta, realizzate in presenza dei modelli che hanno posato per lei. L’intera classificazione delle sue opere è stata realizzata da Carlo Crespellani Porcella e da Franco Masala alla quale, nel 2014, è seguita la creazione di un catalogo – Ritratti 1943 2014 – il più esaustivo redatto sin’ora sull’opera di questa grande artista. Sono passati cinque anni dalla pubblicazione che ha coinciso con la donazione del ritratto in bronzo, “Margherita” ai Musei Civici di Cagliari, un luogo caro all’artista che è stato Conservatorio di musica sotto la direzione di suo padre. La Crespellani ha così voluto consacrare, in un gesto oltre l’arte, l’amore per la sua città.

La sua cospicua opera vede affiancata, alla produzione di ritratti, una serie opere minuscole, delicate e complesse allo stesso tempo che, come una piccola creatura, si lasciano osservare con intima commozione per poi lasciare spazio allo stupore di scoprire un concentrato emotivo tanto grande, in qualcosa di così piccolo. Maria Crespellani si è così dimostrata una grande scultrice di statue minime, che non si è mai persa nella leziosità e nel sentimento della stucchevolezza. “Come la pittura, anche la scultura ha la possibilità di vibrare in mille spezzature di linee, di animarsi per via di sbattimenti d’ombre e di luci, più o meno violenti, d’imprigionarsi misteriosamente in colori caldi e freddi ogni qualvolta l’artista sappia calcolare bene il chiaroscuro che è a sua disposizione: riprodurre, in una parola, gli esseri con tutto il loro ambiente e farceli rivivere”. (Medardo Rosso)

Gaia Dallera Ferrario
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