Verso le elezioni. Rossomori: “Individuare un nuovo candidato per il governo dell’Isola”

Da Salvatore Melis, segretario nazionale dei Rossomori, riceviamo e pubblichiamo.

C’è una massima Aristotelica a cui sono particolarmente affezionato e che mi piace ripetere e citare: “La politica è l’Ars Regia ed il suo compito primario è quello di costruire le decisioni”. Se non si riesce a costruire la convergenza politica, conta poco se la tua è l’intuizione migliore. Se non riesci a creare le condizioni per dargli rappresentanza istituzionale, non vale nulla aver elaborato un progetto che se realizzato avrebbe la forza di migliorare la vita di un popolo.

Rossomori il 21 ottobre scorso ha lasciato il tavolo di coalizione di centrosinistra. La motivazione era forte, si trattava della questione morale e dell’etica pubblica. In quel momento eravamo soli, anzi, in quel tavolo molti ci consideravano il vero problema. Fu il Partito dei Sardi l’unico a condividere le posizioni dei Rossomori, peraltro in coerenza con il proprio codice etico. Rossomori e Partito dei Sardi capirono immediatamente che era necessario riconsegnare alla politica il ruolo più alto, pena l’impossibilità di dare vita a qualunque programma o progetto di governo per la Sardegna.

La strada intrapresa era ambiziosa, ma le posizioni erano robuste. Ci siamo convinti che se fossimo riusciti nella “costruzione” di una coalizione le cui basi fossero la moralità e l’etica pubblica, si sarebbe aperta per la politica sarda, e in particolare per l’area progressista e sovranista, una grande prospettiva di cambiamento. Via via, a furia di insistere e tessere relazioni, quelli che inizialmente sono apparsi temi di rottura, sono divenuti argomenti dominanti nella discussione pubblica e di tutta la politica sarda. Gli interventi del segretario della CGIL, delle ACLI, di don Ettore Cannavera e poi le posizioni critiche assunte da partiti come SEL e Centro Democratico, insieme al dibattito sviluppatosi in seno a partiti come PRC e IDV, porta a ritenere che si stia andando nella giusta direzione.
Oggi sappiamo con certezza che dentro il PD la questione morale ha sollevato un grande dibattito interno e che, io me lo auguro, si esprimerà con posizioni nette e chiare ai massimi livelli di rappresentanza. Cosa succederà quindi nei prossimi giorni? Per saperlo ci servirebbe la sfera di cristallo….

Potrebbe accadere però, che i Progressisti di Sardegna e i Sovranisti tutti, si propongano di partecipare alle prossime elezioni regionali con l’intento di vincerle. Io sono convinto si possa fare. Servono scelte, anche dolorose, ma tutte orientate alla costruzione di una proposta che non solo sia vincente, ma che tale sia riconosciuta.

Le basi per tentare una tale strada si fondano su scelte precise:
1) Tutti candidati coinvolti o coinvolgibili nella questione legata ai fondi dei gruppi non devono essere candidati in nessuna delle liste (formula Lazio nel post Fiorito).
2) Dare vita ad un programma capace di agire immediatamente sulla congiuntura e che descriva la prospettiva per l’avvenire della Sardegna, proponendo una legislatura di riforma in senso sovranista.
3) Individui un candidato o candidata alla presidenza della Regione che sia libera da ogni dubbio di integrità morale; abbia competenze pubblicamente riconosciute; sia costruttore o costruttrice di politica; sia di cultura progressista ma innamorato della Sardegna tanto da poter essere votato da ogni sardo.

Al di là delle aspirazioni, vi sono altre costruzione che possono avviarsi. In questo caso a fare le scelte non sono gli altri ma noi stessi. Dobbiamo, cioè, avere la capacità di dare alla politica sarda un grande partito sardo, che sia progressista, riformista e sovranista. Per anni i Rossomori si sono proposti quale contenitore ideale per far nascere un partito di questo tipo. Abbiamo più volte parlato di partito sardo della sinistra e abbiamo coinvolto svariati soggetti, sia singoli, sia associati (soprattutto quelli che si dichiarano più a sinistra). Ora, a mio parere, esistono ragioni ancora più forti ed elementi di più palpabile disponibilità perché ciò possa realizzarsi. Chiamiamolo come vogliamo, qualcuno dice “Partidu de su Popolu Sardu” altri Partidu Sardu, e molti altri propongono svariati nomi e aggettivi, per me questo è l’ultimo dei problemi. Io ho la consapevolezza che se la politica Sarda non sarà capace di darsi una forte rappresentanza in nome del popolo sardo, qualunque contrattazione con lo Stato e con l’Europa, qualunque tentativo di avanzamento della sovranità rischierà di annegare nella strada della subalternità. E chissà per quanti anni ancora!

Salvatore Melis

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