Scuole paritarie, un gestore: “L’istruzione è ancora servizio essenziale per la Regione?”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta dal gestore di una scuola paritaria di Capoterra. Da tempo sono in atto delle proteste contro la Regione per i ritardi nei contributi pubblici. Di seguito il testo integrale.

Scrivo in merito alla situazione delle scuole dell’infanzia paritarie in Sardegna. La nostra etica e il nostro senso del dovere ci hanno sempre imposto di non lasciare mai scoperto il servizio alle famiglie e di dare a tutti la possibilità di frequentarlo escludendo l’idea di creare una scuola d’élite.

Ci chiediamo però: le famiglie conoscono la realtà in cui operano le scuole frequentate dai loro figli?

L’abbattimento dei costi delle rette fino ad ora applicate è stato possibile solo grazie agli aiuti da parte della Regione Sardegna che andava a coprire una parte dei costi di gestione. Allo stato attuale qualcuno sta decidendo che la formazione e l’istruzione non debbano più rientrare nelle priorità di spesa.

Ci si chiede come possa un servizio tanto necessario ed indispensabile ai bambini e alle famiglie essere sminuito e non sostenuto da tutte le forze, incluse quelle politiche. Le famiglie è giusto che sappiano quanto e a cosa i docenti, il personale ausiliario, i gestori stanno rinunciando per garantire il servizio.

Non si può continuare a chiedere la collaborazione “in attesa di…” sulla base del senso del dovere, della passione per il proprio lavoro, del rispetto per i bambini e della comprensione per le difficoltà in cui il gestore versa, nonostante i sacrifici e i salti mortali (fornitori, utenze, manutenzione obbligatoria, banche, tasse non concedono proroghe).

Eppure le scuole paritarie fanno parte del Sistema Scolastico Nazionale, eseguono le Circolari Ministeriali e, in aggiunta, garantiscono un servizio alle famiglie con pari opportunità e dignità. Esiste una legge regionale che impone un contributo da dare alle scuole proprio perché riconosciute come un servizio essenziale (in cambio le scuole possono calmierare le rette, che in assenza di contributo dovrebbero raddoppiare).

Ci piacerebbe fare un discorso legato all’importanza della formazione di qualità, ma in questo momento è fondamentale capire quali danni immediati provocherebbe un’ulteriore e cospicua riduzione dei contributi regionali che sono già stati ridotti all’osso negli ultimi anni.

Da tempo stiamo cercando di dialogare con gli esponenti regionali, ma dall’ultimo incontro avuto con l’assessore alla Pubblica Istruzione sono emersi elementi davvero preoccupanti in prospettive presenti e future. Siamo così giunti, dopo ripetuti incontri anche tra tutte le scuole della Sardegna, alla considerazione che sia arrivato il momento di creare un’unione delle scuole e unire tutti coloro che hanno raggiunto piena consapevolezza sull’importanza che questo servizio ha per uno sviluppo stesso del nostro Paese.

Anche la stampa, di qualunque posizione politica, ha dato grande risalto al problema ma sarebbe auspicabile che in tanti facessimo sentire la nostra voce nell’interesse della continuità di un servizio indispensabile.

Tutte le scuole (guidate da 3 associazioni differenti: Fism – Foe – Comitato presidio scuole) hanno optato per una petizione. Ogni scuola raccoglierà le firme per richiedere alla Regione Sardegna di prendere in seria considerazione la questione. I moduli saranno compilati in triplice copia in originale, poiché saranno recapitati al presidente della Regione Francesco Pigliaru, all’assessore alla Pubblica Istruzione Claudia Firino, e all’assessore al Bilancio Raffaele Paci. Le firme di genitori, familiari e simpatizzanti saranno raccolte in questi giorni e consegnate alunedì 16 novembre.

Vi ricordiamo che i numeri in Sardegna sono i seguenti: 256 scuole dell’infanzia paritarie; 13.000 bambini; 2000 dipendenti, al 90% donne.

 

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