Massimo Dadea: “Il coraggio della Barracciu e l’ipocrisia dei capibastone”

Dal nostro collaboratore Massimo Dadea, già consigliere regionale del Pci e poi esponente del Pds e dei Ds, assessore nella giunta Soru, ed iscritto fino allo scorso anno al Partito democratico, riceviamo questa amara riflessione sul “caso Barracciu”. Ne pubblicarla, auspichiamo che sia da stimolo per un dibattito pubblico, franco e aperto, sulle vicende del centrosinistra. Sardinia Post pubblicherà le risposte e le repliche di tutti quanti vorranno intervenire.

Il coraggioso, quanto sofferto, passo indietro di Francesca Barracciu ha fatto emergere tutta l’ipocrisia di cui è impastato il gruppo dirigente del Pd.

E’ legittimo chiedersi: l’atteggiamento dei capi bastone del Pd sarebbe stato lo stesso se, invece della donna Francesca Barracciu, ci fosse stato un uomo? Ed ancora. In base a quale autorità morale questi signori sono stati legittimati a chiedere alla vincitrice delle elezioni primarie di farsi da parte?

L’aspetto paradossale è che ciascuno di essi ha più di un motivo per essere non abilitato ad esprimere giudizi morali nei confronti di chicchessia. E soprattutto ognuno di essi è oramai privo di una qualsivoglia credibilità politica di fronte al disastro in cui hanno precipitato il Pd in Sardegna. Un partito che aspetta da anni di poter svolgere il congresso regionale, ma che, in attesa di questo evento palingenetico, non disdegna di decidere, tra pochi intimi, sui destini personali e politici dei suoi più autorevoli rappresentanti: candidature al Senato e alla Camera, alla Presidenza della Regione, designazioni nelle fondazioni bancarie e nelle autority.

Che tristezza poi quei “neofiti” della politica, ex campioni della società civile, ieratici depositari del rinnovamento che, dopo aver imparato, con straordinaria facilità, il peggio della politica, la mettono a disposizione delle peggiori cause. Quelli che, dopo aver demonizzato la politica e i partiti, aver evocato “cupole” da demolire, “poteri forti” da smantellare, “consorterie” da spazzare via, hanno scoperto i vantaggi della politica politicante.

Sono quegli “eretici” che, per la legge del contrappasso, finiscono soggiogati dal dogma “così fan tutti”. Quegli aspiranti “Savonarola” che invece di bruciare al rogo finiscono per diventare i chierici dei riti che si officiano nelle stanze opache delle segreterie dei partiti. Quelli che dovevano cambiare la politica e che dovevano rinnovare i partiti ed oggi sono felici di essere i più autorevoli esponenti della peggiore politica e dei peggiori partiti. Quelli che “nascono incendiari e finiscono pompieri”.  

Massimo Dadea

 

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