Guerra simulata, Maulu (Irs): “Lo Stato concede alla Nato di bombardare la nostra terra”

  1. Da Simone Maulu, esponente di IRS, riceviamo e pubblichiamo

In questi giorni in Sardegna è iniziata la guerra. Una guerra simulata nella quale le forze armate della Nato bombarderanno massicciamente devastando, con esplosioni e rilascio di veleni di ogni tipo, alcune parti della nostra isola, del nostro territorio. Lo ha deciso lo Stato Italiano, che ha formalizzato unilateralmente l’affitto dei poligoni Sardi alle forze armate straniere e che ha annunciato che le esercitazioni militari si faranno, a prescindere dalla volontà dei Sardi.

Pigliaru comunica che non è d’accordo. Ma pare che la sua opinione non interessi a nessuno. Allo Stato Italiano non interessa il parere dei Sardi, e appare chiaro che non faccia nessuna differenza tra comuni cittadini e la massima carica istituzionale del Presidente della Sardegna. Su questo tema i Sardi non decidono, le decisioni vengono prese a Roma anche perché Roma, affittando i poligoni sardi alle forze armate di mezzo mondo, guadagnerà diversi milioni di euro.

D’altro canto non si può dire che la Sardegna e la volontà dei suoi cittadini siano rappresentate da un presidente coraggioso che porta il Popolo in piazza mettendosi in prima fila per difendere i diritti dei Sardi. Si è accorto Pigliaru che la maggioranza del Popolo Sardo è contraria al fatto che la Sardegna diventi un teatro di guerra ad uso delle forze armate della Nato e di altri Paesi, allo scopo di sperimentare armi che useranno per bombardare la popolazione civile di altri Stati sovrani?

Pigliaru si limita a chiedere allo Stato Italiano di trattarci bene e di rispettarci. Questo atteggiamento è palesemente quello di chi inoltra una supplica al proprio re. É l’atteggiamento di chi non intende rappresentare il Popolo che l’ha eletto ma preferisce obbedire agli ordini militari che gli vengono impartiti pur di onorare il seggio che gli é stato concesso, ed esprimendo un vago quanto ininfluente dissenso.

Ma lo scenario è chiarissimo. Lo Stato Italiano gli impone di lasciar bombardare e devastare la Terra che amministra e rappresenta, quella Terra che ospita la sua popolazione umana ma anche (e soprattutto, verrebbe da dire…) una ricchezza di biodiversità animale e vegetale unica al mondo. Niente. Anziché tentare di impedirglielo, di usare le leve che il suo ruolo gli consente, Pigliaru esprime un laconico “per favore non bombardateci, noi non siamo d’accordo”, pensando (nella migliore delle ipotesi) che lo stato italiano, o gli eserciti interforze prendano in considerazione la sua flebile e inconsistente voce di illustre Professore in una classe impegnata nel lancio delle palline di carta.

É evidente, e lo è ormai a tutti, non solo ai politici, che il problema sia andato ben oltre la durata mensile di queste devastanti e abusive esercitazioni militari. Qui stiamo assistendo ad una continua violazione, da parte dello Stato Italiano, della nostra volontà di Popolo, della nostra incolumità di popolazione civile, della nostra dignità di abitanti, della nostra sovranità politica. Ma ancor peggio, non si capisce quale posizione intenda prendere il Presidente Pigliaru in merito alle continue violazioni dei diritti dei Sardi sul proprio territorio.

Fino ad ora di fatto, il Presidente della Regione Sardegna e la sua Giunta, non hanno fatto altro che annuire passivamente a qualsiasi decisione (a partire dal decreto 91) dello Stato Italiano, il quale sfacciatamente antepone i suoi interessi economici a qualsiasi istanza di salvaguardia e protezione dei suoi territori. Lo scenario é chiaro. La dittatura dei mercati, soprattutto quello delle armi, il MERCATO MILITARE (sarebbe ora di attribuirgli il giusto nome) si é preso la scena a destra come a sinistra.

Questo atteggiamento di sudditanza agli eserciti può definirsi “una cosa di Sinistra”? Non è nemmeno “una cosa democratica”, in realtà.
Pigliaru può definirsi il Presidente dei Sardi?

Nessuno può sostenere questa tesi perché la superiorità del potere militare sul potere politico è sempre la cifra delle dittature.

Alcuni diranno che io ho creduto in Pigliaru e l’ho sostenuto. E’ vero, ho anche creduto che potesse rappresentare una nuova sinistra sarda, progressista, che crede nel valore civile prima che in quello militare, che punta al primato dello stato di diritto sullo stato di mercato, che difende la terra come bene collettivo, che opera a favore della massima giustizia sociale possibile, della sovranità dei sardi sul proprio territorio battendosi con forza, con atti concreti e con tutti gli strumenti politici che il suo ruolo gli consente e gli impone, per difenderla. Oggi mi accorgo con rammarico che Pigliaru non è un Presidente, ma solo un elegante Professore Universitario senza fascino, in balía della sua classe e della sua incapacità di farsi ascoltare, seguire e comprendere.

Simone Maulu

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