Riceviamo e pubblichiamo una nota firmata da Sergio Vacca, docente di Scienze del suolo all’Università di Sassari, sull’impianto solare termodinamico che la società Energogreen Renewables srl vorrebbe realizzare tra Cossoine e Giave. Riportiamo di seguito le note conclusive della nota, mentre il documento integrale può essere scaricato attraverso questo link.
Il documento proposto dalla Società Energogreen Renewables SrL, risulta, soprattutto per gli aspetti relativi alla definizione del “quadro ambientale di riferimento” e per la “valutazione degli impatti e la proposta di interventi di mitigazione”, assolutamente superficiale sia nell’impostazione che nella ricerca di soluzioni di mitigazione.
Ignora del tutto il comparto ambientale sul quale si produrranno i danni più rilevanti, il Suolo, trattandolo alla stessa stregua di un qualsiasi materiale da movimentare. Non avendone – colpevolmente – compreso il valore e le potenzialità, il documento arriva ad affermare “che il terreno di risulta, non riutilizzato all’interno dell’impianto, sarà smaltito esternamente dopo adeguata caratterizzazione”. Con un minimo di conoscenza e accortezza quei suoli – paradossalmente – posti in un circuito mercantile per la realizzazione di giardini e come terra da fiori produrrebbe un reddito enormemente superiore al costo dello smaltimento in discarica.
Ma l’acme della superficialità e del pressapochismo è raggiunta nella fase delle proposte mitigative e/o compensative. Proposta peraltro identicamente utilizzata nei progetti degli impianti di Villasor e Gonnosfanadiga. Si parla di “alberi da frutto in modo da non ignorare la vocazione agricola dell’area”.
L’estensore del documento dimostra di ignorare invece quella che – con termine desueto – definisce “vocazione agricola dell’area”. I Vertisuoli, con il loro potenziale contrazione rigonfiamento non presentano attitudine per le coltivazioni arboree, mentre manifestano alta suscettività per colture erbacee, ortive ed industriali. Inoltre ha del folkloristico e tardo-bucolico la proposta di “valorizzare la destinazione della zona, adibendo alcune aree al pascolo del bestiame tipico della regione, gli ovini.”
Occorre perciò riflettere su una pianificazione delle aree da destinare a questi impianti. Occorre sapere quale sia l’impatto effettivo, in termini di perdita della fertilità che si creerà con la realizzazione di tali impianti in relazione alla pedodiversità, ossia in relazione alle diverse caratteristiche e qualità dei suoli. In altri termini, il danno che si creerà a Campu Giavesu è enormemente maggiore di quello che potrebbe crearsi in aree caratterizzate da suoli marginali. Se si fa riferimento alla Carta dei Suoli della Sardegna, alla scala 1:250.000, o alla Carta dei Suoli delle Aree Irrigabili (che riguarda una superficie di circa 420.000 ettari) alla scala 1:100.000, si possono già avere alcune indicazioni basilari sulle destinazioni d’uso potenziale e reale di tutte le superfici che, per caratteristiche morfologiche, possono essere eventualmente utilizzate per il fotovoltaico e solare termodinamico, distinguendo tra quelle ad alta fertilità, da escludere assolutamente, e a più bassa fertilità, su cui si può più convenientemente operare.
Sergio Vacca
Professore di Scienze del suolo – Università di Sassari
Insignito nel 2007 della laurea honoris causa in Scienza del Suolo dall’Accademia delle Scienze della Bulgaria
IL DOCUMENTO