Cala Sinzias e i debiti della Sbs, Muledda: “Non impoveriamo la società”

Sul caso di Cala Sinzias con la vendita di 5 ettari sul mare decisa dal commissario liquidatore della Sbs, Antonello Melis, e poi sospesa dall’assessore regionale all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, riceviamo e pubblichiamo la lettera di Gesuino Muledda, il presidente dei Rosso Mori (foto di Dietrich Steinmetz).

Meglio mettere ordine su quanto è diventato grande fatto di cronaca e di pubblico scandalo.

Accade che la Società Bonifiche Sarde, il cui capitale quasi totale è detenuto da Laore, agenzia regionale per lo sviluppo agricolo, sia costretta in liquidazione per aver, a oggi, circa 12 milioni di euro di debiti e nessuna liquidità per farvi fronte. Il liquidatore, per evitare il fallimento tenta esperimenti di asta sulla azienda agricola di Arborea. Va sostanzialmente deserta. Pone allora all’asta 5 ettari di terra a ridosso della spiaggia di Cala Sintzias. Con grande clamore viene sollevata la questione della tutela ambientale e della funzione non esercitata dalla Conservatoria delle coste. Interviene l’Assessore Regionale della Agricoltura e il commissario liquidatore revoca il bando d’asta. E l’assessore dell’Agricoltura, pure incolpevole prima, appare per quello che è: un ottimo amministratore della cosa pubblica; una che sa intervenire sugli apparati; una che porta la Giunta a decidere sul futuro delle terre ambientalmente sensibili ,soprattutto quelle di costa.

Per la verità la questione di Sbs è roba di lungo tempo e di poco nobili vicende. Dal punto di vista della conduzione aziendale da parte della mano pubblica nulla resta da dire se non che, dopo aver consumato centinaia di milioni di euro pubblici per ripianare i debiti regolarmente iscritti a fine di ogni anno; dopo altrettanti anni di disinvolta gestione la società viene messa in liquidazione. Per evitare il fallimento, peraltro non ancora del tutto scongiurato.

Lo stato patrimoniale della Sbs consiste della azienda agrozootecnica in Arborea, collegata ad azienda di pari superficie di proprietà di Laore. Queste hanno costituito da sempre la base terriera della azienda zootecnica. Sempre nello stato patrimoniale di Sbs si elencano terre lungo le coste, ma anche nelle aree interne, per qualche migliaio di ettari. Dislocate lungo la costa di Buggerru, di Alghero, Sassari, Castiadas, Pula e altri siti.

Queste proprietà custodiscono e hanno preservato alcune delle emergenze ambientali più interessanti della Sardegna, come il sistema dunale di Buggerru.

Prima considerazione: quando la mano pubblica si impalca a gestire aziende, agricole o industriali o turistiche che siano, regolarmente queste finiscono in fallimento. Dopo aver consumato risorse ingenti.

Quando invece si orienta a funzioni pubbliche e istituzionali, quasi sempre, raggiungono buoni risultai. Sbs ,anche in anni di avidità e di ansie piratesche è riuscita a conservare un patrimonio terriero in costa di assoluta rilevanza. Non è piccolo merito per chi ha resistito a forti tentazioni e a subdole lusinghe.

Così non è stato per la casa madre, l’Ente di riforma, che ha disperso un patrimonio di risorse terriere di amplissimo valore, consentendo alcune dei più barbari insediamenti turistici e le relative speculazioni.

E, giusto per confermare la regola, non è che in Castiadas non sia stato fatto scempio di terre destinate per usi agricoli, con tutte le opere di bonifica realizzate dall’Ente di riforma e trasformate in villette da valenti predicatori quaresimalisti, di ambientalismo e di morale. E, comunque, mentre alcuni accompagnavamo la resistenza dei coloni, altri intentavano tutte le strade per insediarsi e valorizzare gli immobili più che pensare a una qualche attività agricola o zootecnica.

Che fare, ora che il bando di alienazione dei 5 ettari di Cala Sintzias è stato sospeso?

Noi avanziamo alcune considerazioni che, riteniamo, la Giunta Regionale debba valutare.

Il primo obiettivo da assumere è quello di non impoverire il patrimonio di Sbs. Stop alle aste ed elaborazione di un piano di dismissione di quote di patrimonio per salvare la finalità produttiva della società.

Noi proponiamo che la Regione, per il raggiungimento dei suoi scopi istituzionali, debba acquisire il patrimonio esterno alla azienda agricola di Arborea, destinando le acquisizioni così realizzate a fini di difesa e tutela e valorizzazione del territorio costiero. E quanto non finalizzabile in questa direzione sia trasferito ai Comuni o alienato a fini di impresa.

Con i fondi della acquisizione, non necessariamente al costo delle iscrizioni dei libri contabili, ma comunque non inferiori a quanto serve per chiudere la liquidazione, si rimette in bonis l’azienda e si apre un discorso sul futuro di Arborea. Arborea come sistema di imprese, come organizzazione produttiva e si collabori a formare un nuovo modello di crescita che tenga conto delle difficoltà del maggior aggregato produttivo della zootecnia sarda.

Il problema che la Regione deve contribuire a risolvere sta nella assoluta necessità di Arborea, allevamenti, di avere spazi di estensivizzazione delle produzioni. Per motivi ambientali; per motivi di benessere animale; per motivi complessivi di produttività e di redditività del sistema ampliando la certificabilità della qualità dei prodotti.

L’utilizzo delle superfici agricole di Sbs in Arborea può essere la occasione per iniziare un sano processo di allargamento della base produttiva in agricoltura con una, possibile, organizzazione di una filiera mangimistica con produzioni di origine sarda certificabile.

Si risolverebbero i problemi della tutela delle coste e dell’ambiente, e si risolverebbe una difficoltà strutturale dello allevamento bovino da latte in Sardegna.

Credo che facendo questa operazione, e facendola in tempi stretti, questa Giunta dimostrebbe che la buona politica si può fare. E che si fa.

Gesuino Muledda

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