Cagliari per noi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento sulla città di Cagliari firmato da  Giuliana Perrotti –  Presidente Circolo ME-TI (richiamo a “Me-Ti, il libro delle svolte” opera di Bertolt Brecht), da Antonella Licheri  e Michele Zuddas, entrambi della Segretaria Partito comunista italiano, Federazione di Cagliari. 

Al termine di un’estate che manifesta in maniera inequivocabile i segni di un cambiamento climatico annunciato e mai creduto, ci aspettano altrettanti cambiamenti, questa volta politici, sempre cercati e mai, in buona o mala fede, accolti. Politicamente non basta adagiarci sulla bellezza di una città, che non si discute, e che naturalmente per posizione e caratteristiche architettoniche attira turisti e visitatori nonostante negli anni maldestri tentativi di speculazione abbiano lasciato segni indelebili di dequalificazione urbana.
Seppur con grandi differenze, è possibile tracciare una linea di continuità negli interventi – più o meno condivisibili – che si sono succeduti negli anni, accomunati dall’obiettivo di riqualificazione urbana e che hanno interessato le aree verdi e il centro storico. La stessa linea di continuità può tracciarsi però, ed in maniera critica, per le idee e i valori che hanno sotteso a tali interventi. Infatti questi ultimi sembrano aderire perfettamente alle politiche liberiste che identificano il rapporto città – istituzioni – cittadini in quello più freddo e distaccato di utente-fornitore, cosicché anche la città diventa un prodotto commerciale che deve soddisfare il bisogno del singolo utente.  Questo stesso approccio fa sì che non vi sia un progetto di società o un modello sociale di lungo periodo ma solo interventi di medio-breve termine che soddisfano le necessità contingenti. Un’ulteriore conseguenza della disumanizzazione del rapporto città – cittadino è stata la mancanza di adeguate politiche della casa, politiche giovanili e politiche sociali per quella classe di nostri concittadini, sempre in aumento, che versano in stato di bisogno. La città, prima di tutto, è una comunità e la comunità presuppone quei valori di solidarietà, mutualismo ed azione sociale politicamente orientata, la cui assenza lascia lo spazio alle regole del mercato e quindi a speculazione edilizia, chiusura di strutture pubbliche, emigrazione. Qualsiasi politica che miri al miglioramento e alla crescita di Cagliari non può prescindere da questi valori e su questo aspetto, come spesso accade, la vita quotidiana si muove più velocemente della politica. Politiche giovanili, scambi internazionali, politiche sportive, interventi massicci contro la dispersione scolastica, politiche di comunità, si sono caratterizzate per la raffinata articolazione dei progetti, e per i clamorosi fallimenti che questi investimenti in soldi ed intelligenze hanno prodotto. Oggi a Cagliari si emigra e si invecchia. I pensionati mantengono, con i risparmi, i giovani, spesso quarantenni, che rimangono. Chi può scappa, a cercare un posto dove il merito e la capacità sono premiati. Tuttavia in città esiste una rete fantastica di individui, associazioni, organizzazioni, intelligenze, capacità, disponibilità, in una parola di resistenze. Fanno controllo popolare, comunità, attività sociali e culturali, volontariato, producono cultura e diffondono il “sapere” e il “saper fare”.  A tutta questa rete che si ispira ai valori dell’antifascismo, della solidarietà, del mutualismo e dell’autodeterminazione tout court, rivolgiamo il nostro invito per l’avvio di un processo costituente necessario e doveroso che miri alla costruzione di un soggetto politico snello e attivo basato sulla partecipazione attiva e sull’azione sociale concreta. Riconosciamo l’unicità e la diversità di Cagliari e della Sardegna rispetto all’Italia, e ci rivolgiamo perciò anche ai sovranisti ed agli indipendentisti. Tale processo costituente non potrà che dar vita ad un’opposizione forte e concreta che segni le distanze da quei partiti, ormai omologati, cui non potremo mai riconoscerci. Il nostro desiderio è quello di riuscire ad aprire il dialogo e il confronto con tutte quelle forze politiche affinché tutti insieme si provi a creare una forza giovane e rivoluzionaria capace di far sentire la voce del popolo sardo e che si opponga alla “politica” – tra molte virgolette – che in settant’anni ci ha depauperato, ghettizzato, tolto la speranza in un futuro migliore.

 

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