Anche la Sardegna deve fare la sua parte nel controllo dei cambiamenti climatici

Pubblichiamo l’intervento di Carmelo Spada, delegato per il WWF Sardegna, a proposito della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. 

È in corso a Parigi la XXI Conferenza (COP 21) delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, appuntamento nodale per affrontare, senza alibi e dopo il fallimento di quella di Copenaghen del 2009, le emergenze ambientali ed economico-sociali che ne conseguono. Vi partecipano quasi 200 Paesi con l’obiettivo di limitare la produzione di emissioni di gas serra e contenere sotto 2°c il surriscaldamento del Pianeta. Il cambiamento climatico in atto porta al moltiplicarsi di eventi estremi quali ondate di calore, incremento di cicloni, “bombe” d’acqua, inondazioni improvvise e fenomeni come la fusione dei ghiacci che influenzano direttamente l’innalzamento dei mari.

La stessa Sardegna si è rivelata, a causa della discutibile gestione del territorio, fragile dal punto di vista idrogeologico e mortalmente vulnerabile nel caso di eventi meteorici eccezionali. Per arginare i cambiamenti climatici è necessario attuare la “decarbonizzazione” dell’energia: un importante contributo devono darlo le regioni, inserendo nei propri piani energetici il miglioramento della qualità dell’aria con la riduzione progressiva delle emissioni di CO2 sino all’azzeramento dell’utilizzo di combustibili fossili con la chiusura degli impianti più inquinanti.

Sono necessarie strategie integrate in campo energetico che prevedano un uso razionale delle risorse attuando la circular economy, il risparmio, l’efficienza energetica nell’edilizia e nell’illuminazione delle città. In tal senso, va ricordato che la Sardegna ha ottenuto una riduzione delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica con la sostituzione, in molte città, dell’illuminazione pubblica con lampade led ad efficienza energetica. Al tempo stesso si rilevano forti contraddizioni: sebbene si produca circa il 35% di energia elettrica in più rispetto al fabbisogno, con i conseguenti costi ambientali, si vorrebbe realizzare una nuova centrale a carbone nel Sulcis, in controtendenza con la politica ambientale dell’Europa e delle stesse linee di indirizzo del PEARS (Piano Energetico Ambientale Regione Sardegna) che prevede di “Contribuire all’obiettivo di ‘decarbonizzare’ l’economia riducendo entro il 2030 di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra rispetto ai valori registrati nel 1990”.
La Sardegna, secondo il Wwf, deve intraprendere un cammino coerente nella riduzione delle emissione di CO2 e attuare politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici con la manutenzione, la rinaturalizzazione, la riforestazione del territorio, il recupero ecologico delle sponde e delle zone di esondazione naturale dei corsi d’acqua, la tutela della biodiversità, la riqualificazione ambientale delle aree abbandonate.

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