Con altre parole. C’è un modo per raccontare la musica, con altre parole. Ieri sera a Cala Gonone Jazz, Pinuccio Sciola ci ha provato. Ha messo le sue pietre pettinate col laser sul palco e le ha fatte sfiorare dalle dita di seta di Gloria Campaner. Skrjabin e il basalto del Campidano, Leszek Mozder e la polska dell’est. C’è un modo per sentire la musica che chiama alla preghiera. Pinuccio Sciola, Gloria Campaner e Lezkek Mozder ieri sera a Cala Gonone, ce l’hanno fatta ascoltare.
The heart of stone, il cuore delle pietre, è il titolo del concerto che ha registrato un tutto esaurito al teatro Comunale, un concerto evento, frutto di un lavoro fortemente voluto dalla pianista veneta sin dal primo incontro, un anno fa, con lo scultore di San Sperate. Un amore a prima vista, coccolato e accudito come un fragile respiro: mesi di incontri, di prove, di scrittura di spartiti, complici la tecnica e il cuore di Mozder, tra i più dotati musicisti della scena musicale europea. Le sue campionature, le sue danze tra pianoforte e sintetizzatore, si sposano con la raffinatezza della Campaner, in un mescolarsi di arpeggi sincopati e improvvisazioni.
Stupore e tecnica, suggestioni e suoni che incrinano la percezione del reale, una sensualità sonora che ad ogni nota cela abissi di irreale: come può cantare una pietra? Ricordare un vagito, un turbine, un pianto? Le pietre di Pinuccio Sciola rimangono un mistero. Un canto ipnotico che ha il sapore del sacro.
Donatella Percivale