Su Nuraxi l’unico patrimonio Unesco. Ora in lizza c’è tutto il paesaggio sardo

Oggi l’unico bene del patrimonio archeologico sardo riconosciuto dall’Unesco è il nuraghe di Barumini. Su Nuraxi, scoperto negli anni ’50 durante la campagna di scavi guidata dall’archeologo Giovanni Lilliu, è la principale attrazione di Barumini, paese di circa milleduecento abitanti nella regione storica della Marmilla. Un monumento imponente quello che si presenta ai visitatori e conservato a tal punto da far immaginare come dovesse presentarsi il sito al tempo delle popolazioni nuragiche.

Posizionato su un’altura al centro di una pianura, è probabilmente il più famoso tra i nuraghi. Venne costruito in varie fasi, le prime costruzioni infatti risalgono al quindicesimo secolo avanti Cristo. Costituito dalla caratteristica massiccia torre centrale a tronco di cono, come spiegato anche online sul sito dell’Unesco, originariamente era alta più di 18 metri. Un gigante. La costruzione nel tempo venne inglobata in una struttura più complessa composta da quattro torri unite da un muro in pietra e con il cortile coperto da un tetto. Successivamente fu costruita una seconda cinta muraria e il nuraghe divenne un villaggio fortificato.

La speranza è che Su Nuraxi possa essere presto affiancato da tanti altri beni archeologici di cui la Sardegna è disseminata. Lo prevede un’istanza appena depositata dal comitato “Sardegna verso l’Unesco” nella lista (tentative list) dei beni che puntano a far parte del patrimonio culturale dell’umanità. Secondo i promotori dell’iniziativa, che dalla loro parte hanno oltre 200 Comuni sardi, non esiste un territorio di dimensioni simili, 24mila chilometri quadrati, dove un ciclo ininterrotto di civiltà abbia lasciato tante testimonianze architettoniche. Un tesoro dove brillano 3.500 Domus de Janas, interi campi e isolati Menhir, necropoli scavate nella roccia viva, circa 10mila torri nuragiche. E ancora Tombe dei Giganti, di cui rimangono circa un migliaio di siti riconoscibili, sacrari  e una rete di pozzi, fonti e opere idrauliche.

“L’idea di proporre l’inclusione dei monumenti della civiltà nuragica nel patrimonio culturale dell’umanità- si legge nella premessa della domanda presentata – nasce dalla presa di coscienza dell’importanza che negli ultimi decenni essi hanno assunto per i sardi, quali segni fondamentali della loro identità a fianco degli altri grandi valori culturali e naturali posseduti. La Sardegna appare come un museo aperto, con innumerevoli beni culturali e paesaggistici, spesso poco conosciuti agli stessi sardi nonostante la loro importanza scientifica e bellezza, che tanto affascinano i visitatori meno frettolosi che dalla spiaggia si muovono verso l’interno”.

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