Cagliari e il suo duomo dai due nomi: ecco reliquie, tesori e incisioni storiche

È il cuore di Cagliari e ha una doppia anima in cui convivono le sue due denominazioni: il duomo di Cagliari è la Cattedrale di Santa Maria Assunta e di Santa Cecilia. Fino al Duecento la città si trovava sulle sponde della laguna di Santa Gilla e si chiamava Santa Igia e lì c’era una cattedrale dedicata a Santa Cecilia. Furono i pisani a decretare la fine di quell’era intorno al 1260 distruggendo l’antica città l’antica della città di Santa Igia per ricrearne una nuova sul colle di Castello. Circondata dalle alte mura che ancora caratterizzano il quartiere alto di Cagliari, nacque così Castel di Castro e sulla sommità dell’altura venne costruita la nuova chiesa che venne dedicata a Santa Maria Assunta e fu affiancata dall’intitolazione a Santa Cecilia. Negli anni ha subito diverse evoluzioni fino a raggiungere la forma attuale negli anni trenta del Novecento. Costruita secondo le forme pisano-romaniche fu poi modificata con forme barocche mentre la facciata nel Novecento è stata ricostruita con forme pisane realizzate col calcare estratto dal colle di Bonaria.

Tra le sue caratteristiche principali c’è la cripta, dove si trova il santuario dei martiri inaugurato nel 1618, dove sono state realizzate 179 nicchie con nomi e simboli di altrettanti santi. Alla cripta si accede dall’interno della cattedrale, realizzata con pianta a croce latina con tre navate e cappelle laterali. In quella aragonese è custodita un’importante reliquia: una spina che sarebbe appartenuta alla corona di Gesù e che arrivò in città nel Cinquecento. Nella sacrestia c’è anche un’incisione che ricorda un importante fatto di cronaca avvenuto nel 1616. Cagliari e la Sardegna sono zone molto poco sismiche e sono rari gli episodi, ma il terremoto che turbò il capoluogo il 4 giugno di quell’anno passò alla storia anche grazie all’incisione fatta nella pietra sotto la Cattedrale. Dall’estate del 2019 si può finalmente visitare la torre campanaria della Cattedrale, in questo momento (con la Torre di San Pancrazio chiusa per lavori) è il punto panoramico più alto della città da dove si possono ammirare tutte le meraviglie del capoluogo sardo e del Golfo degli Angeli.

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