Rete ospedaliera, il relatore Ruggeri: “Riforma coraggiosa e autonomista”

La riforma della rete ospedaliera è legge con un voto arrivato alle 14,26. In commissione Sanità per due anni e in Aula durante una decina di sedute è stato il consigliere del Pd, Gigi Ruggeri, a tessere la tela della concordia su un testo normativo che ha diviso la maggioranza sino alla fine e il cui ddl originario approvato dalla Giunta a luglio 2015 è stato modificato con centinaia di emendamenti.

Ruggeri è soddisfatto della stesura finale e dice: “Oggi abbiamo centrato un grande traguardo. Questa legge è un atto di riforma sostanziale che produce un cambiamento reale che non ha paura di essere coraggioso. Tutte i riordini danno luogo a reazioni di chiusura, a resistenze. Noi abbiamo interpretato queste tensioni correttamente, credo, ascoltando le richieste dei territori che temevano di perdere la configurazione consueta del proprio ospedale. Abbiamo quindi dato risposte all’Anci, l’associazione dei Comuni che in tutta la trattativa si è fatta portavoce degli enti locali. Si pensi agli ospedali di comunità, a quelli di zona disagiata, ai presidi isolati. Noi non abbiamo concesso spazio ai localismi: per apportare le modifiche al ddl ci siamo invece concentrati sul quadro d’insieme, come nello spirito della rete ospedaliera”.

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Ruggeri dice ancora: “Il riformismo questo è. Vuol dire osservare la realtà, leggere i bisogni, produrre atti di cambiamento per adeguare i bisogni alla realtà. Ciò significa togliere l’autoreferenzialità ai territori e ai professionisti, costringendoli a confrontarsi con un sistema organizzato su scale di complessità e non a pensare e dare risposte individuali e solo locali”.

Per l’esponente dem “con la riforma si vanno a costruire centri di eccellenza reali, come terminali di reti assistenziali: permetteranno la capillarità basata sui numeri anziché un modello pulviscolare di diffusione dell’offerta di salute. La nuova rete ospedaliera ha il segno dell’equità, perché accompagna nel percorso di salute anche coloro che non hanno i mezzi per scegliere altro che l’inevitabile scelta di prossimità”.

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Ruggeri risponde anche alle voci critiche dell’Aula, arrivata da entrambi gli schieramenti: “È paradossale che per contrastare il provvedimento si argomenti adducendo le disfunzioni attuali o addirittura il rischio di perdita di funzioni inesistenti. Mi riferisco a ina chirurgia complessa in ambiti che di fatto non la praticano, o a quei sistemi di emergenza che non avevano priorità chiare nella rete, così come i servizi complessi di trattamento di Ima (infarto miocardico acuto) e ictus che esistono solo in parte”.

Per Ruggeri la riforma fissa “una specializzazione a complessità crescente senza produrre ospedali di serie A o di serie B, ma solo strutture sanitarie adeguate al livello di complessità da trattare. Oggi il Consiglio regionale ha approvato un documento che non fa l’errore di confondere i servizi con le strutture complesse e non è stata scritta nell’interesse di qualche primario. Questo testo normativo coniuga le scelte autonome che facciamo come Sardegna con la coerenza del sistema previsto dal decreto ministeriale 70: per questo dobbiamo completarla con il riordino dell’assistenza territoriale e la ristrutturazione delle emergenze/urgenze. Per questo continueremo convintamente la nostra opera riformatrice”. (al. car.)

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