Zona arancione, il caos dietro i numeri. La politica litiga e il commercio soffre

I conti non tornano. Non tornano tra gli uffici del ministero della Sanità che ha declassato la Sardegna da zona gialla ad arancione, non tornano ai partiti di centrosinistra e del Movimento 5 stelle, convinti che dietro il declassamento ci siano responsabilità oggettive della Regione e non tornano nemmeno alla Giunta che, infatti, ha preparato il ricorso per riportare l’Isola in zona gialla. I conti, però non tornano nemmeno a ristoratori e baristi, colpiti all’improvviso da questa decisione che impone la chiusura dei locali e che hanno deciso di sposare la disobbedienza civile e aprire per salvaguardare un minimo di economia. Questo è lo scenario su cui si confronteranno stamattina maggioranza di centrodestra e opposizioni nell’aula della commissione Sanità del Consiglio regionale dove è stato convocato d’urgenza l’assessore Nieddu. Obiettivo? Capire se e quali siano stati gli errori e verificare la possibilità di accorciare di una settimana (quindi non più due) il periodo di declassamento. Da un lato il titolare della sanità si fa forte dei trenta posti letto in terapia intensiva, inaugurati la settimana scorsa a Sassari con il presidente Solinas. Posti letto che (leggi qui) non sono sufficienti per ottenere meriti da Roma, perché la lacuna è rappresentata dal personale. Infatti, mancano all’appello 25 medici e 90 infermieri, problema che rende di fatto molto meno importante l’inaugurazione e il taglio del nastro.

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Ed è proprio sui ritardi nella comunicazione dei numeri e sugli errori nella gestione che si concentra l’attività delle opposizioni in Consiglio regionale che hanno voluto convocare con urgenza l’assessore Nieddu. Ieri i capigruppo hanno firmato la richiesta e il presidente del parlamentino, Domenico Gallus, ha convocato il titolare della sanità. È stato il consigliere regionale dei Progressisti, Massimo Zedda, a elencare i motivi per cui la Sardegna è stata declassata. Di fatto si tratta di un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della Giunta e al primo posto ci sono i dati sui posti letto delle terapie intensive: “Il numero comunicato al ministero della Salute a settembre non corrispondeva ai posti letto realmente esistenti. Figuravano solo sulla carta, ma per assenza di medici e infermieri non erano operativi”. Un problema quest’ultimo alla quale la Regione, secondo l’esponente dei Progressisti, avrebbe potuto mettere rimedio perché “in base alle deroghe governative, avrebbe potuto assumere medici e infermieri già a partire dal mese di marzo 2020, ma nulla è stato fatto”.

Fuori dal palazzo subiscono la zona arancione anche baristi e ristoratori. Nel giro di ventiquattro ore è scattata la regola che impone il divieto di apertura dei bar che hanno dato vita a un movimento di protesta. Con il motto ‘Io apro’ la rivolta contro la zona arancione è partita dall’hinterland di Cagliari e dal Sulcis Iglesiente. Nei giorni scorsi bar e altri esercizi commerciali sono rimasti aperti a Capoterra. Ma anche a Carbonia sta nascendo un movimento con tanto di statuto e iniziative pubbliche per protestare contro le chiusure obbligatorie.

M. S.

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