La rivolta contro la zona arancione in Sardegna parte dall’hinterland di Cagliari e dal Sulcis Iglesiente. Ieri e oggi bar e altri esercizi commerciali sono rimasti aperti a Capoterra. Ma anche a Carbonia sta nascendo un movimento ‘Io apro’ con tanto di statuto e iniziative pubbliche per protestare contro le chiusure obbligatorie. Antonio Loddo ieri ha aperto regolarmente il suo ristorante. Sono arrivati anche i carabinieri, ma in quel momento nel locale non c’era nessuno. “Siamo aperti – spiega Loddo all’Ansa – ma quando il cliente telefona per prenotare o si avvicina io lo avverto che potrebbe incorrere in una multa. E, in questo modo, è scoraggiato a magari non viene. Però il messaggio deve essere chiaro: non possiamo fare a meno di aprire.
Per la nostra sopravvivenza”. L’esempio di Loddo è il punto di partenza: “Al movimento stanno aderendo bar, ristoranti e palestre. Ma la protesta si sta allargando anche a Sant’Antioco e Iglesias“. A Capoterra ieri in tanti hanno disobbedito. È la prima volta, non era mai successo né durante il lockdown, né durante le chiusure delle festività natalizie. Porte aperte e nessuna voglia di arrendersi. Anche in questo caso la spiegazione è evidente: una questione di sopravvivenza. “Continuiamo su questa strada e non molliamo”, dicono i commercianti ‘ribelli’.