Vitalizi ai consiglieri, parte lo scontro. Pais: “Ordine di Roma”. M5s: “Falso”

Sulla reintroduzione dei vitalizi ai consiglieri regionali è scontro nell’aula di via Roma che si ritrova, nel giro di poche ore, infilata dentro il primo grande duello della legislatura. Il tema effettivamente vale tanta bagarre, perché in Sardegna le pensioni ai politici sono state cancellate a gennaio 2014, sull’onda dello scandalo giudiziario dei Fondi ai gruppi (sono tuttora un’ottantina gli onorevoli – o gli ex – sotto inchiesta, molti dei quali già condannati in diversi grandi di giudizio per peculato aggravato).

Tutto è cominciato all’ora di pranzo quando Massimo Zedda, neo consigliere e leader del centrosinistra, ha pubblicato su Facebook un post con le due tabelle contenute nella proposta di legge, quelle che farebbero scattare la reintroduzione dei vitalizi, se approvate. Dietro Zedda il lavoro di tutti Progressisti, il gruppo guidato in aula da Francesco Agus.

Sotto accusa è finito prima di tutto il presidente dell’Assemblea, il leghista Michele Pais, che una settimana fa ha portato la proposta di legge – ancora una bozza – all’attenzione dei capigruppo. Oggi quel testo è stato fatto proprio dal centrodestra, secondo destinatario del j’accuse confezionato da Zedda.

Pais, però, non è rimasto a guardare. “Sono disgustato – dice al telefono , siamo davanti a un caso di accattonaggio politico”. Stando alla ricostruzione del capo dell’Aula, scritta in un lungo comunicato stampa, “la proposta è la riproposizione letterale del testo che deriva dall’accordo Stato-Regioni, in attuazione della Legge nazionale di bilancio nonché della volontà espressa dai presidenti dei Consigli”.

A nome di Pais, l’Ufficio stampa della presidenza precisa che “il suo ruolo comporta il rispetto rigoroso delle norme a cui, anche in questo caso, si è attenuto scrupolosamente”. Ancora nella nota istituzionale: “La legislazione statale impone che pure il Consiglio regionale della Sardegna approvi entro il 30 giugno la legge che riaffermi il principio di diritto in base al quale qualunque lavoratore, dall’operaio al professionista, e quindi anche il politico, debba ricevere un trattamento previdenziale in funzione a quanto versato. L’applicazione di tale principio contributivo porta alla riduzione dei vitalizi, finora sganciati da quanto effettivamente versato e che grazie a tale provvedimento verranno drasticamente ridotti”.

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Pais parla di “equità sociale”, che tende a eliminare sacche di privilegio”, ciò che “rappresenterà uno dei punti qualificanti di questa mandato elettorale. L’unico rammarico – conclude Pais – è arrivare in ritardo a tale prioritario obiettivo ben conseguibile già dalla scorsa legislatura. Ovviamente il Consiglio regionale, che è sovrano, è libero di condividere o meno apportando le modifiche che riterrà opportune”. Quindi, conclude il presidente, “attribuire a me la paternità di questa proposta di legge oltre ad essere falso è scorretto ed è teso solamente ad utilizzare normali procedure consiliari per fini squisitamente elettorali. Tali trucchetti dialettici non funzionano e li rimando al mittente”.

Pais è però smentito da Desirè Manca, la consigliere di M5s che dice: “Roma ha imposto solo il ricalcolo dei vitalizi attualmente pagati”. E in Sardegna sono 319. “L’accordo Stato-Regioni prevede che le pensioni vengano riconteggiate su base contributiva anziché retributiva, nulla di più. È invece una scelta di Pais e del centrodestra sardo quella di prevedere il vitalizio anche per i nuovi onorevoli. Io stessa, nei giorni scorsi, ho chiesto al presidente di sospendere questa parte della norma (è il capo II) ma a ben vedere la mia richiesta è stata ignorata”.

Nella maggioranza in Regione si è espresso contro la resurrezione delle pensioni solo il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, che nel 2014 votò la loro cancellazione (era consigliere anche allora). Cossa però attacca lo stesso il centrosinistra e in una nota scrive: “Zedda e la sua coalizione si ergono oggi a paladini dell’etica, contro i privilegi della casta, ma dimenticano che quando ne hanno avuto l’opportunità si sono messi di traverso davanti ai referendum che voleva proprio abolire gli ingiusti benefici. Oggi invece sono in prima linea sul fronte che vuole ridare linfa alle province”.

Intanto spunta un duello nel duello. Perché Zedda, nel post di questa mattina, ha puntato il dito anche contro Paolo Truzzu, il consigliere dei Fratelli d’Italia, candidato sindaco a Cagliari (si vota domenica 16 giugno). Zedda ha scritto: “La proposta di legge sui vitalizi è sostenuta dai capigruppo di maggioranza, compreso quello del partito Fdi di cui fa parte l’onorevole Truzzu. Io scelgo lei, scelgo l’etica e l’onestà”.

Truzzu, a sua volta, sempre su Facebook ha replicato al collega dell’Aula. “Non è Massimo Zedda a poter dare patenti di moralità a me. Non può lui che ha lasciato Cagliari senza guida per prendere il ben più ricco stipendio da consigliere regionale. Io sto facendo esattamente l’opposto: da consigliere di maggioranza mi candido a sindaco e mi troverò ad affrontare i tanti problemi, primo fra tutti il sistema fallimentare della raccolta porta a porta”.

La cifra di questo caos politico è al momento una: Lega e M5s, alleati a Roma (seppure con grossissimi problemi), sono più che mai divisi in Sardegna. Anzi: l’Isola rischia di convertirsi, una volta di più, in un laboratorio politico di nuove alleanze. Anche quella di una possibile rotta comune tra centrosinistra e Cinque Stelle.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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