In un un lungo post pubblicato su Facebook, l’ex presidente della Regione Renato Soru attacca la legge sulla Zona franca votata mercoledì 6 novembre in consiglio regionale. In sostanza, il consigliere del Pd parla di “mossa propagandistica” in vista delle prossime Regionali. “Si tratta di una legge che, per quanto contiene, non potrà mai essere approvata in Parlamento e quindi rimarrà del tutto priva di efficacia”. Ecco l’intervento integrale.
Oggi in Consiglio Regionale, il Centrodestra guidato dal Presidente Cappellacci ha approvato una finta legge sulla Zona Franca. Una finta legge poiché, per quanto contiene, non potrà mai essere approvata dal Parlamento nazionale e quindi rimarrà del tutto priva di efficacia. Si è preferito cavalcare la demagogia piuttosto che scrivere una buona legge che avrebbe potuto stabilire un maggior uso della leva fiscale e la possibilità di istituire forti politiche di vantaggio fiscale, in Sardegna, per le imprese e il lavoro. Insomma, propaganda elettorale in vista delle prossime elezioni, nessuna effettiva azione atta a invertire l’impoverimento e il declino progressivo in cui è piombata la nostra regione.
Sperando possa essere di aiuto a comprendere meglio un tema che ha avuto in questi ultimi mesi tantissimo clamore ma quasi nessuna discussione, qui di seguito, il mio intervento in aula. Intervento in Consiglio Regionale del 29 ottobre 2013 sulla zona franca: SORU (P.D.). Presidente, certo è un dibattito impegnativo per le aspettative che ha suscitato questo tema nella società sarda, aspettative che sono cresciute ad un ritmo direi addirittura impressionante data anche la fragilità del sistema politico, del sistema economico in cui la Sardegna versa in questo momento. E davanti a una Sardegna che si è impoverita sotto tutti gli indicatori, davanti a una Sardegna che ha perso 70.000 posti di lavoro in questi anni è emersa, spinta dall’esterno, ma poi abilmente cavalcata dal Presidente della Giunta regionale, la possibilità che la Sardegna possa uscire da questa crisi dietro una parola magica che ha rappresentato aspettative e tema della politica per tanti anni, anche nei decenni passati com’è stato ricordato.
Il tema vero è come uscire dalla crisi, e se quello di cui discutiamo oggi ci aiuterà ad uscire dalla crisi. Dietro la parola “zona franca” ci sono appunto decenni di storia politica, precedente a Mario Melis, fino a quella di Mario Melis, in un’Italia che è cambiata totalmente, in Europa che è cambiata totalmente, in un’economia che è cambiata in modo totale e in cui le parole d’ordine hanno anche bisogno di essere ripensate. Io sono per l’autonomia delle istituzioni regionali, per sempre maggiore autonomia, per sempre maggior assunzione di spazi di sovranità, come avevamo detto nel passato, in un’articolazione dei poteri che ormai ci vede in Italia e in Europa, e dove la sovranità non appartiene più ad un unico punto, ma è diffusa e condivisa nei diversi livelli istituzionali.
Sono per maggiore autonomia, per maggior sovranità, che subito dopo ci porta ad un’altra parola “responsabilità”. Non vogliamo autonomia per essere irresponsabili, vogliamo maggiore autonomia per essere maggiormente responsabili e maggiormente capaci di badare a noi stessi e di bastare noi stessi, come una vita adulta c’imporrebbe. Quello di cui discutiamo oggi sta in questo tracciato? Maggiore autonomia per avere maggiori responsabilità? Non mi pare. Sta nell’idea che si possa essere sempre bambini, bambini però con maggiore autonomia, maggiori possibilità, però slegata da maggiore responsabilità, una responsabilità sempre delegata agli altri. E nei dibattiti di questi mesi a cui ho partecipato, mi è capitato anche il privilegio di partecipare a un dibattito col Presidente della Regione, a Lanusei, in cui c’erano tutti, i movimenti nelle diverse articolazioni, e le cose sono state dette con sufficiente chiarezza.
C’è l’idea che la Sardegna possa vivere, appunto come Livigno, fuori da una pressione fiscale che naturalmente sarebbe d’aiuto nelle condizioni di povertà in cui versa la Sardegna, ma con gli stessi diritti e gli stessi servizi che qualcun altro gli garantisce. Tutto questo articolato crolla anche laddove vi rifate ad esperienze come quella di Livigno, o delle altre città, gli altri luoghi che sono stati citati. Perché la domanda che vi faccio, Assessore, è questa: Ma a Livigno chi la paga la sanità? Gli abitanti di Livigno apparterranno a una qualche ASL fuori da Livigno? Io credo di sì. A Livigno passerà il pullman e il treno che li collega a Como o a Milano? Penso di sì.
A Livigno ci sarà la scuola che qualcuno paga? E gli abitanti di Livigno possono andare anche all’università che qualcuno gli garantisce? Penso di sì. E gli anziani di Livigno ce l’hanno la pensione? Qualcuno gliela paga? Penso di sì. E sapete perché? Perché si è pensato che fossero in una condizione talmente grave che questi servizi potessero essere messi a carico della comunità nazionale. E per questo le uniche esperienze che avete trovato riguardano Livigno, o cose di questa dimensione. Pensate che lo stesso tipo di trattamento possa essere chiesto per 1.650.000 sardi? E che il Parlamento nazionale possa dire: “Ma sì, trattiamo la Sardegna come trattiamo Livigno!”. Tutto chiaro. Io dico se ce lo danno, se i veneti, i lombardi, i piemontesi, i toscani, i campani, i siciliani hanno deciso per una cosa del genere, perché no! Mi sembra velleitaria e mi sembra semplicemente un bel volantino propagandistico per l’attuale campagna elettorale. Così come mi sembra totalmente disallineato dall’idea di autonomia, sovranità e responsabilità.
Perché qui non c’è nulla che ci parla della responsabilità, è semplicemente un giochino semplice. Il titolo III dello statuto è stato decostituzionalizzato, il titolo III riguarda l’articolo 12, 11, 10, 9, 8, riguarda l’articolo 8 che ha una sua certa importanza, è quello che garantisce le entrate della Regione, che ha garantito 350 milioni aggiuntivi per il 2007, e circa 500 milioni per il 2008, che sono serviti a finanziare politiche che sono entrate nelle case dei sardi perché gli hanno finanziato l’assunzione in carico dei disabili, delle persone non autosufficienti, sono entrati nelle case dei sardi perché hanno finanziato mezzo miliardo di fondo unico per i comuni.
Politiche, cose vere, per 2007, il 2008 e il 2009. Nel 2010 poteva rappresentare 1 miliardo e mezzo di euro in più, nel 2011, nel 2012. Dove sono finite quelle entrate? Io ricordo il dibattito in quest’Aula, quando si diceva che lì ci avrebbe pensato Berlusconi, poi ci pensava Tremonti, poi ci pensava il sottosegretario Vegas, e siccome non avete portato un solo euro a casa allora ribaltiamo la discussione, anziché parlare dei soldi veri che finanziano politiche vere, (come hanno finanziato politiche come quelle sulle non autosufficienze gravi che vengono studiate in Inghilterra oggi, e che qualcuno sta combattendo perché diventino politiche a livello nazionale), poiché non avete portato un solo euro a casa parliamo delle velleità dell’articolo 12, parliamo delle velleità di altri articoli che possano trasformare la Sardegna in Livigno.
Ma io vi assicuro che non ci sarà nessuno che pagherà i pullman e i treni per noi! Non ci sarà nessuno che pagherà la scuola per i nostri figli! Non ci sarà nessuno che pagherà la nostra sanità! Smettiamola di scherzare e comportiamoci seriamente, perché il tema è serio e quest’Aula è seria! E non si può rispondere ai problemi della gente con la demagogia! E i problemi della gente sono che mancano 75.000 posti di lavoro rispetto a quelli che avevamo prima, e ne mancano altri 100.000 che erano stati promessi e che non ci sono stati dati, neanche uno, e forse qualcuno in più ci sarebbe stato se avessimo avuto le entrate da spendere, e non le abbiamo. E qualcuno in più ci sarebbe stato se avessimo gestito bene i soldi che avevamo da spendere, ma non li abbiamo avuti. Qualcuno in più di posto di lavoro ci sarebbe stato se come le altre Regioni a statuto speciale avessimo ridiscusso il patto di stabilità, dentro quanto previsto dalle norme sul federalismo fiscale, che imponeva la revisione dei rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione.
A quel tavolo non ci siamo mai seduti! E rispondiamo con questa demagogia! Ci sono 75.000 posti di lavoro che mancano dall’inizio di questa legislatura, e c’è una povertà accresciuta, che ha bisogno di risposte serie, di risposte vere, e ce ne sono tante che avreste potuto dare e che potremmo ancora dare insieme, pratiche, semplici. Dei fondi FAS abbiamo bloccato 1 miliardo di euro sulla Sassari – Olbia, opera pubblica che grandemente volemmo nella passata legislatura, cosa buona, ma ci sono 400 milioni di euro quasi di ribassi d’asta, dove sono? Sono nelle casse dell’Anas, e abbiamo la 131 bloccata a Serrenti, perché non c’è stato un solo euro a disposizione di rivedere quei prezzi, ci sono tante cose che si possono fare, tanti soldi che si sarebbero potuti spendere compresi i soldi bloccati alla SFIRS, dei fondi europei o i soldi restituiti al ministro Barca dei fondi europei che avrebbero impattato sulla qualità della vita dei sardi e sul livello di occupazione in Sardegna. Ma noi abbiamo deciso in questa Regione non potendo dare cose concrete di insistere sulla demagogia.
E oggi siamo esattamente in quel tracciato, nello stesso tracciato di chi l’altro giorno batteva i tamburi sulla continuità territoriale: è decollata la continuità territoriale. Io per decollare la mattina mi devo alzare alle cinque e mezza perché ho prendo il volo delle sette e dieci o non ne prendo altri fino a mezzogiorno, sono dimezzati i voli; per andare a Palermo bisogna passare da Milano e spendere quattro volte tanto quello che si spandeva prima e lo stesso per andare a Napoli. E quattro volte si spende per andare a Verona, ed è decollata la continuità territoriale? Nel momento storico in cui potevamo incidere sul trasporto delle nostre merci ci siamo fatti soffiare la Tirrenia. Ci assicurava Matteoli, ce lo avete detto da quei banchi, che ci avrebbero dato qualcos’altro: lo stato di insularità. E’ molto facile affrontare la campagna elettorale dicendo due cose: vi cancelliamo l’IMU, anzi sapete che c’è: vi cancelliamo tutte le tasse. Vi diamo il piano casa anzi sapete che c’è: tutto fabbricabile nelle coste della Sardegna. Con queste due leve si può abbindolare un po’ di credulità popolare ma approfittare della credulità popolare è persino un reato e a me sembra che stiamo facendo questo in questi ultimi mesi in questa Regione.