“Altro che Primo Greganti all’Expo (arrestato per i presunti appalti illeciti alla Fiera di Milano 2015): quello si scambia ancora le mazzette. Noi, invece, siamo organizzati molto meglio“. Suona più o meno così l’intercettazione telefonica che sintetizza il clima di impunità respirato nella Sindacopoli sarda. La rivelano il procuratore capo, Andrea Padalino Morichini, e il sostituto Armando Mammone.
Quando e tra chi sia intercorsa la chiamata, non è dato saperlo. Fatto sta che i due interlocutori, entrambi finiti sotto inchiesta, al telefono ridono, a maggio 2’014, appena si diffonde la notizia che Greganti, l’ex operaio diventato imprenditore, viene di nuovo arrestato per un giro di presunte tangenti, come nel ’92 gli era successo con Mani Pulite.
Di certo, è sensazione dei magistrati oristanesi che quelli della Sindacopoli sarda pensavano di farla franca e di non essere mai beccati, proprio per via degli stratagemmi utilizzati: ovvero un sistema di favori che, secondo la Procura, si basava tutto sullo scambio di incarichi tra gli amministratori locali e i liberi professionisti della cupola.
Per Padalino Morichini e il pm, è significativa anche un’altra intercettazione, nella quale un sindaco, rivolgendosi a una persona che gli chiede lavoro, risponde di “parlare con Pinna“. Ovvero, con Salvatore Paolo, il 62enne ingegnere di Desulo che con la sua srl Essepi Engeneergin, sede a Nuoro, aveva il potere di ottenere appalti di progettazione per “interventi non necessari”, ha ribadito più di una volta il procuratore capo.
Infine, il sostituto Mammone cita una terza intercettazione, nella quale un libero professionista che stava partecipando a una delle gare pilotate, chiama un collega per chiedergli “l’importo del ribasso che avrebbe applicato in quel bando”. Il pm aggiunge: “Non può che sorprendere la normalità con la quale una pratica illecita diventa oggetto di una conversazione telefonica, come se fosse un fatto ordinario”.
Al. Car.
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