Adesso che i partiti devono dare al presidente della Regione le indicazioni sul rimpasto, così almeno ha detto Christian Solinas cambiando idea per il quinta volta in due mesi, nel centrodestra si ragiona sui nomi.
In Forza Italia il primo paletto da rispettare è la rappresentanza di genere: Alessandra Zedda, la titolare del Lavoro dimissionaria l’altro giorno, può essere sostituita solo con un’altra donna. E l’indicazione più probabile è quella di Ada Lai, ex dirigente nel Comune di Cagliari, capo di gabinetto dell’assessorato al Turismo quando il governatore era Ugo Cappellacci. La Lai si è spesa per il partito anche alle Politiche del 25 settembre, quando ha accettato la candidatura alla Camera in seconda posizione, dietro Pietro Pittalis, ben sapendo che non ce l’avrebbe fatta a essere eletta a meno di un miracolo. E infatti così è andata.
Oggi il partito azzurro può ‘ripagare’ la Lai della fedeltà dimostrata, in questa e in altre occasioni, consegnandole una delega in Giunta che di per sé è un incarico prestigioso. Ma considerando il peso specifico del Governo regionale a guida Solinas, accettare di fare l’assessore rischia di trasformarsi financo in un sacrificio.
Un nome alternativo devono indicarlo pure i Fratelli d’Italia che nell’Esecutivo regionale perdono Gianni Lampis, l’assessore all’Ambiente diventato deputato. Nel 2019, Lampis, quota Medio Campidano, ha fatto il suo ingresso nell’Esecutivo in virtù dei 1.947 voti raccolti alle urne. Fu il terzo più votato del partito dietro Gigi Rubiu e Paolo Truzzu che di preferenze ne presero rispettivamente 2.678 e 2.316. Ma per Rubiu non scattò il seggio dal Sulcis, mentre Truzzu venne eletto ma poi si dimise per fare il sindaco.
Se nel partito di Giorgia Meloni si segue ancora quel criterio del consenso, il posto in Giunta spetta proprio a Rubiu. In alternativa, seguendo le preferenze, c’è Alessio Mereu che, però, si dovrebbe lasciare la delega alla Mobilità nella Giunta di Cagliari. Mereu alle Regionali del 2019 ha raccolto 1.191. A quota 1.122 ecco Gennaro Fuoco, anche lui candidato nella lista del capoluogo. Segue Antonello Floris, altro cagliaritano, con 1.091 preferenze.
Sul fronte della Lega, a meno di un ripensamento da parte di Pierluigi Saiu, attuale capogruppo del partito in Consiglio regionale, è lui il nuovo assessore ai Trasporti designato dal partito per prendere il posto del dimissionario Giorgio Todde.
Lo schema sinora descritto vale se Solinas non cambia ancora strategia e si limita a sostituire le caselle della Giunta rimaste vuote. Ma nel caso in cui dovesse azzerare tutte le deleghe, ci potrebbero essere ulteriori variazioni e ancora nuovi ingressi.
Il governatore, dal canto suo, ha la necessità di accontentare Carlo Doria, l’ortopedico sassarese rimasto senza incarico dopo la mancata rielezione in Senato. Doria farebbe volentieri l’assessore alla Sanità, ma Solinas non ha la forza per mandare via Mario Nieddu, iper protetto dal suo partito. A oggi il governatore non è nemmeno nelle condizioni di portare via al Carroccio una delle altre due deleghe assegnate nel 2019: una è quella al Personale, in mano a Valeria Satta, l’altra fa il paio coi Trasporti, su cui le camicie verdi hanno messo di nuovo la bandierina con Saiu.
A questo punto, se Solinas vuole Doria in Giunta deve obbligatoriamente mandare via Quirico Sanna, titolare dell’Urbanistica e degli Enti locali in quota Psd’Az, il partito di Solinas. Doria, infatti, non può entrare nell’Esecutivo al posto di Gabriella Murgia, perché verrebbe meno il rispetto della rappresentanza di genere, con un numero minimo di quattro donne sui dodici assessori totali.
Stesso ragionamento con Anita Pili, alla guida dell’Industria per il tramite di Sardegna 20venti. Solinas, al massimo, può togliere la delega alla Pili per darla all’Udc, se davvero volesse onorare gli impegni presi un anno e mezzo fa con Giorgio Oppi. Ma lo scudo crociato avrebbe comunque l’obbligo di indicare una donna.
Ieri Matteo Salvini ha fatto sapere da Roma, addirittura parlando prima di Solinas, che il nuovo Esecutivo prenderà forma la prossima settimana. Ovvio che Salvini non ha certezze, ma la sua fuga in avanti è stata pensata per dare una scadenza al governatore sardo, segno che la pazienza degli alleati è finita.