Gianmario Demuro, l’assessore al Personale e alla Riforme, la chiama «meritocrazia degli incentivi». E dice: «Oggi, in Regione, le cosiddette premialità concesse ai dipendenti vengono assegnate indistintamente a tutti, in base alla qualifica e non al contributo di lavoro singolarmente e realmente apportato. Noi crediamo che questa logica debba cambiare e vada introdotta una nuova forma di valutazione contenuta nel riordino all’esame della Giunta».
Tema ostico, quello degli incentivi che andrà a scontrarsi, al pari della mobilità da rendere obbligatoria, con le abitudini stratificate in Regione. L’assessore chiarisce: «Come ogni cambiamento, abbiamo messo in conto una fase di resistenza, ma la pubblica amministrazione deve recuperare la competitività perduta nell’organizzazione del lavoro rispetto nelle società private. Per questo il sistema di controllo sulla gestione sarà potenziato e diventerà il test base su cui misurare l’efficienza dei servizi. Una premialità che non considera l’apporto di ogni singolo dipendente e non lo valorizza, diventa automaticamente un disincentivo».
Sulla riforma della Regione, Demuro si è messo a lavorare all’indomani dell’insediamento della Giunta, ad aprile, e sottolinea ancora. «In questi mesi di indagine, gli aspetti che più mi hanno colpito sono stati il disordine e la conflittualità. Per disordine intendo la mancanza di una visione d’insieme. Negli anni, nuovi uffici sono nati senza alcun raccordo con quelli che già esistevano. Questa modalità si è anche tradotta in conflittualità interna col risultato che le direzioni generali sono vere e proprie monadi. La riforma introdurrà anche una conferenza obbligatoria tra tutti i top manager, almeno una volta al mese. Lo scambio di informazioni è indispensabile per migliorare le performance della Regione».
Il disegno di legge che approda oggi in Giunta è solo un primo passo. «Stiamo già lavorando, con la regia della Presidenza, alla riorganizzazione di enti e agenzie». Ma anche delle 41 società partecipate che in termini finanziari, almeno per le casse regionali, valgono un altro conto salatissimo: nel 2013 solo per il personale sono stati spesi 239.135.610 euro. La Corte dei conti ha già lanciato l’allarme: «Va valutata l’opportunità di mantenere le quote azionarie predisponendo un eventuale piano di conservazione/dismissione», un obiettivo contenuto in una delibera di febbraio 2013 votata dall’Esecutivo di Ugo Cappellacci, ma rimasto lettera morta.
«La ripresa economica – chiude l’assessore – dipenderà soprattutto dalla capacità della macchina amministrativa di generare modelli di buon governo per affrontare da una parte le emergenze e programmare dall’altra attività di medio e lungo periodo».
Alessandra Carta
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