Report e lo sbarco del Covid nell’Isola: parere tecnico misterioso e polemiche

Abbiamo rischiato un po’“, così il consigliere regionale di Forza Italia Angelo Cocciu spiega la decisione di riaprire le discoteche nella settimana di Ferragosto quando il Covid stava cominciando a diffondersi in Sardegna. “Non si trattava di arrivare fino al 31, sapevamo che il 31 avremmo ammazzato la Sardegna: l’idea era due-tre giorni – ha rivelato davanti alla telecamera di Report parlando delle forti pressioni arrivate dai lussuosi locali della Gallura -. Noi non volevamo rischiare sulle vite umane. È che abbiamo visto che il contagio non era ancora così importante. Abbiamo detto se ci chiedono uno-due giorni magari dal punto di vista economico a loro può aiutarli”. Prima ancora della messa in onda integrale della trasmissione, il leader azzurro Ugo Cappellacci ha preso le distanze dalle dichiarazioni di Cocciu, specificando che si è trattato di dichiarazioni a titolo personale.

L’altro fronte seguito dall’inchiesta è quello delle nebulose proprietà dei principali locali della Costa Smeralda, rivelando la galassia di società off-shore che ci sarebbe dietro il Billionaire di Flavio Briatore. L’ex big della Formula 1 questa estate è stato protagonista di un lungo scambio di vedute col sindaco di Arzachena sulla chiusura dei locali, la fine della querelle è stata il ricovero di Briatore positivo al Covid come una sessantina dei suoi dipendenti. A prescindere dalla ricostruzione di Report, è sotto gli occhi di tutti che quest’estate in Sardegna sia successo qualcosa: con le serate in discoteca senza nessun rispetto delle prescrizioni anti-Covid il virus ha cominciato a circolare nell’Isola. L’inchiesta di RaiTre lascia intendere che una spinta determinante per la riapertura delle discoteche sia arrivata grazie alle pressioni dei locali sui politici galluresi, mentre è sembrato evidente l’influsso della Lega di Salvini e Zoffili (che controllano la Sanità con l’assessore Mario Nieddu) nell’operazione che ha portato Christian Solinas a un netto cambio di rotta: discoteche aperte per Ferragosto, con l’utopistica prescrizione di ballare a due metri di distanza uno dall’altro.

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Il presidente della Regione ha gestito l’emergenza con una prudenza estrema, prospettando soluzioni addirittura irrealizzabili e bocciate dal Governo pur di evitare che il virus varcasse il Tirreno per infettare un’isola felice che aveva passato quasi indenne la prima fase. Poi, invece, è arrivato un radicale cambio di  strategia con un liberi-tutti e la decisione di aprire le discoteche nella settimana di Ferragosto. Su questo passaggio ha cercato di fare chiarezza l’ultima puntata di Report, che in Italia ha catalizzato l’attenzione di quasi tre milioni di telespettatori con uno share del 10%. Dalla visione del programma emerge, però, il mancato coinvolgimento nella ricostruzione del presidente Solinas e degli esperti del Comitato tecnico scientifico, che secondo il centrodestra avrebbero dato il parere positivo alla riapertura delle discoteche. Parere che, a quanto sembra, nessun consigliere regionale abbia mai letto di persona. La patata bollente è stata stata scaricata sui consiglieri regionali del Nord Sardegna Dario Giagoni (capogruppo Lega) e Giovanni Satta (Psd’Az) che hanno ammesso di non aver mai visto il parere tecnico che sarebbe alla base della riapertura delle discoteche, arrivata proprio mentre il virus stava conquistando terreno in Sardegna, ma hanno raccontato le pressioni degli imprenditori che fanno affari nella cost nord-orientale della Sardegna.

Quella scelta ha avuto una spinta bipartisan (l’11 agosto l’Aula ha approvato un ordine del giorno firmato da esponenti della maggioranza e del centrosinistra) e ha permesso alla Sardegna di accogliere a braccia aperte il coronavirus. Tantissimi dei primi positivi riscontrati in Gallura erano arrivati da vacanze senza regole in posti come Ibiza e avevano continuato l’allegra vita notturna nei principali locali della Costa Smeralda, dove sono cominciati a emergere i contagi, uno dopo l’altro. Tanto da scatenare l’esibizionismo di sconosciuti tronisti e aspiranti starlette in fila a raccontare la loro positività per dimostrare di aver frequentato i locali più prestigiosi dell’estate.

La lente di Report si è soffermata anche sulla proprietà di questi locali. L’esperto di riciclaggio Gian Gaetano Bellavia ha ricostruito la rete di società straniere che si nasconde dietro la faccia di Flavio Briatore, quello ha sempre la ricetta giusta per il turismo in Sardegna e che ogni estate – parafrasando un colorito detto locale – cerca di insegnare ai genitori sardi come si fanno i figli. “La srl sarda del Billionaire era posseduta da una società lussemburghese a sua volta posseduta da un trust, la quale poi cede a una società di Singapore, la quale poi cede a un’altra società lussemburghese che a sua volta è posseduta da un’altra lussemburghese la quale è posseduta da una della Nuova Zelanda a sua volta posseduta da un trust del Belize nonché da un’altra società delle isole Mauritius“. In questo giro del mondo finanziario che porta altrove i soldi guadagnati in Sardegna, manca solo l’ultimo passaggio. “In capo a quest’ultima lussemburghese c’è un’altra lussemburghese la quale si riferisce a una Bvi, cioè una British Virgin Island e a una di Singapore“. seguendo a ritroso tuti i passaggi, l’esperto di riciclaggio spiega che “questa discoteca sarda è riferibile in parte a Flavio Briatore e in parte a un romano che si chiama Francesco Costa che risiede in Svizzera”, e che ha investito nella società ben 47 milioni di euro.

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Un altro locale di punta delle estati in Sardegna è il Phi Beach sulla scogliera di Arzachena. Su quel caso il consigliere di Forza Italia Angelo Cocciu ammette di aver ricevuto le maggiori pressioni per evitare la chiusura di Ferragosto. La motivazione sarebbe stata il rischio di dover pagare ingenti penali con l’annullamento di eventi come la serata del dj tedesco Sven Vath. Sembra difficile che con una forzata chiusura dei locali in piena pandemia qualcuno sarebbe potuto esser costretto a pagare penali, ma sembra ancora più assurdo che per non correre quel rischio qualcuno abbia deciso di spalancare le porte al virus in Sardegna. O che, almeno, l’abbia fatto basandosi su un misterioso parere tecnico scientifico.

Marcello Zasso

 

 

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