Regione, tagliati vitalizi ex consiglieri. Pais: “Risparmio di oltre due milioni”

Il taglio degli assegni vitalizi per gli ex consiglieri regionali della Sardegna è legge. Con 50 voti a favore e tre astenuti l’Aula oggi ha votato le norme che rideterminano, su base contributiva, i 309 assegni che costano ogni anno alle casse della Regione circa 17 milioni di euro. Il provvedimento consentirà un risparmio che, secondo le ultime stime, si aggira intorno ai due milioni di euro. L’Isola si uniforma così a quanto stabilito nell’ultima legge di Bilancio dello Stato che imponeva alle Regioni il taglio, entro il 30 giugno, pena una sforbiciata dei trasferimenti fino al 20 per cento. Il tema dei vitalizi è stato nelle settimane scorse, in particolare a ridosso delle Amministrative del 16 giugno, al centro di polemiche soprattutto per una parte del testo che poi è stata stralciata in commissione e non è approdata in Aula. Quella relativa all’istituzione di un sistema pensionistico su base contributiva per gli attuali consiglieri rimasti senza alcuna copertura previdenziale, e che l’opposizione aveva salutato come il ripristino dei vitalizi aboliti nel 2011.

“È il Consiglio regionale del cambiamento, dell’abbattimento dei privilegi, del rinnovamento. L’avevamo promesso ai sardi e abbiamo mantenuto l’impegno di tagliare i vitalizi”. È soddisfatto del risultato raggiunto il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais. “Con il via libera al provvedimento il Consiglio regionale risparmierà dal 2020 una somma stimata in oltre 2 milioni di euro annui. Abbiamo dato attuazione all’intesa Stato-Regioni siglata il 3 aprile 2019. Era un preciso dovere rispondere con atti concreti alle richieste pressanti che arrivano dalla società”. C’era il timore che il ritardo potesse avere conseguenze negative per la Sardegna, ma il presidente della commissione Autonomia, Pierluigi Saiu, ha chiarito in Aula che “il via libera al taglio dei vitalizi arriva dieci giorni dopo la scadenza imposta nella legge di bilancio dello Stato. Tuttavia la Sardegna non incorrerà nelle sanzioni previste in caso di mancata approvazione. Quindi nessun taglio di risorse erariali graverà sulla Regione”.

Oggi, nel dibattito, pur non essendo all’ordine del giorno, ha trovato molto spazio la parte del testo non entrata in Aula sull’istituzione di un sistema pensionistico su base contributiva per gli attuali consiglieri, lo stesso adottato in Parlamento in applicazione della legge nata su iniziativa del presidente della Camera Roberto Fico. Il leader sardo dell’Udc Giorgio Oppi, per esempio, si è astenuto sulla rideterminazione proprio per la decisione di stralciare la parte sulle pensioni. “Nel resto d’Italia le indennità differite sono state votate all’unanimità, qui no e questo è inconcepibile”. Lo stesso ha fatto Stefano Tunis (Sardegna 20Venti): “Ho fatto il mio dovere in commissione, ma la norma sconta l’eccessiva pressione dell’opinione pubblica”. Anche se non dichiaratamente favorevoli alla parte sulle pensioni, i consiglieri di LeU, Eugenio Lai e Daniele Cocco, hanno osservato che “in questo modo finirà che nel Parlamento sardo solo i ricchi potranno fare politica”. Resta della sua opinione Massimo Zedda (Progressisti), non contrario a un sistema previdenziale per gli onorevoli, ma convinto che la legge Fico introduca una situazione di privilegio. La capogruppo del M5s, Desirè Manca, ha ricordato che il movimento ha proposto lo stralcio un mese fa, “e solo oggi, in ritardo, stiamo votando la rideterminazione dei vitalizi”.

 

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