Regionali, Pigliaru sostiene le primarie: “Chiedo di poter scegliere tra diversi candidati”

Francesco Pigliaru sostiene la necessità delle primarie. L’ex presidente della Regione è lontano da cinque anni dalle vicende della politica regionale ma ci ha tenuto a dire la sua nel dibattito in corso in questi mesi nel campo largo del centrosinistra in vista delle Regionali. Le primarie sono state scartate nell’accordo nazionale Pd-M5s – per l’indisponibilità dei grillini a celebrarle – con l’obiettivo di tenere unita la coalizione e “spartire” le candidature (anche in Piemonte le primarie vanno verso un accantonamento). Se l’accordo su Alessandra Todde sembra cosa fatta, la corsa solitaria di Renato Soru è una possibilità concreta: l’ex governatore continua a chiedere le primarie, i Progressisti hanno lanciato una mini-consultazione tra lui, Todde e Graziano Milia – appoggiata da Liberu -, e ora anche +Europa chiede di celebrarle, dichiarandosi non disponibile a sostenere un candidato qualunque che sia deciso dal tavolo della coalizione. In questo senso si registra anche la posizione di Pigliaru.

“Nonostante le (poco convinte) smentite, è plausibile che Alessandra Todde sarà la candidata alla presidenza. Lo sarà, si dice, per un accordo raggiunto tra Schlein e Conte, motivato dalla necessità di tenere in piedi una alleanza tra Pd e 5s che va molto oltre i confini della nostra regione – scrive Pigliaru -. In questo momento il problema non è però Alessandra Todde come persona ma, appunto, il metodo scelto per candidarla”. La necessità di tenere insieme la coalizione e l’individuazione della candidatura all’interno del tavolo politico sono due elementi critici. “Primo, questa scelta è costosa. Serve, immagino, a garantire l’accordo nazionale Pd – 5s, mettendolo al riparo da rischi sempre presenti nel meccanismo delle primarie. Ma impone un costo perché i proponenti vengono percepiti all’esterno come membri di un apparato politico chiuso, autoreferenziale, interessato soprattutto ai destini individuali degli “appartenenti”. Il contrario di ciò che servirebbe oggi: diventare finalmente affidabili per gli elettori che questi riti tengono lontani dalla politica, convincerli che le cose stanno cambiando per il meglio. Questo dovrebbe essere importante anche per chi ama la “realpolitik”: nel passato, per far vincere il centrosinistra non è bastata la somma dei voti delle singole liste, è stato decisivo il sostegno della società civile, dei voti liberi da appartenenze di partito. Se non si attiva quel sostegno si rischia di perdere. E in questo momento non lo si sta attivando”.

Se poi l’esigenza è tenere unita la coalizione, il risultato non pare sia in linea con gli obiettivi. Pigliaru parla di malumori crescenti e ricorda la posizione di Soru, gli argomenti di Paolo Maninchedda e non ultima la proposta dei Progressisti. “Chi difende il metodo attuale così poco partecipato richiama il rischio che le primarie determinino l’abbandono della coalizione da parte dei 5s. Io non credo che per loro sarebbe facile abbandonare un tavolo che optasse per una procedura più trasparente e partecipata. Dopotutto, l’elettorato dei 5s è nato per sostenere una politica basata su processi democratici non solo partecipati ma addirittura diretti. In più, fatico a capire perché Alessandra Todde dovrebbe essere contraria alle primarie. Per come la vedo io, avrebbe buone probabilità di vincerle e di portarsi a casa un doppio dividendo: libererebbe il campo da liste alternative che potrebbero toglierle voti e ne guadagnerebbe in credibilità e autorevolezza”. 

“Per quel che conta il parere di un normale cittadino elettore — cosa che io oggi sono e intendo rimanere —, sono a favore delle primarie – conclude Pigliaru -. Non sono invece, al momento, a favore di questo o quel candidato. Come molti, non chiedo di meglio che poter ascoltare chi si propone, valutarne le idee, misurarne la credibilità. In una parola, chiedo di poter scegliere”.

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